Una delegazione di capi di stato e di governo africani ha già cominciato la marcia di avvicinamento all’Ucraìna, da dove inizierà un tentativo di mediazione che poi continuerà a San Pietroburgo.
L’intenzione è di contribuire a una soluzione negoziata del conflitto innescato il 24 febbraio 2022 dall’invasione dell’Ucraìna da parte delle forze armate della Federazione russa.
Azali Assoumani, presidente delle Comore e presidente di turno dell’Unione africana dovrebbe già trovarsi in Polonia, dove sarà raggiunto in giornata dai presidenti Cyril Ramaphosa (Sudafrica), Hakainde Hichilema (Zambia), Macky Sall (Senegal), dal primo ministro egiziano Mostafa Madbouly (il presidente al-Sisi è stato trattenuto da altri impegni) e dal ministro degli esteri ugandese Jeje Odongo (il presidente Yoweri Museveni è bloccato dal Covid-19).
Era prevista anche la presenza del presidente della repubblica del Congo, Denis Sassou Nguesso, che però si è smarcato facendo riferire da uno dei suoi portavoce che «considerata la situazione degradata sul terreno e l’assenza di capi di Stato, non sembrano esserci le condizioni per dialogo pacato e costruttivo».
Pur ridotta, la delegazione diplomatica, una volta riunita in Polonia, raggiungerà Kiev con un treno speciale che viaggerà questa notte. Nella mattinata di venerdì si recherà a Boutcha, città dell’Ucraìna settentrionale che ha subito violenti attacchi, e nel pomeriggio sono previsti incontri bilaterali seguiti da una cerimonia ufficiale con il presidente Volodymyr Zelensky. L’agenda prevede, infine, una conferenza stampa comune.
Nella serata di domani la delegazione africana lascerà l’Ucraìna, per raggiungere San Pietroburgo in Russia per incontrate il presidente Vladimir Putin.
Lo scorso 23 febbraio, all’Assemblea Onu, 15 paesi africani si soni astenuti su una risoluzione che chiedeva il ritiro dell’esercito russo dall’Ucraìna: Sudafrica, Etiopia, Algeria, Angola, Burundi, Namibia, Congo-Brazzaville, Gabon, Guinea, Mozambico, Sudan, Togo, Uganda, Zimbabwe e Repubblica Centrafricana. Non hanno partecipato al voto Senegal, Burkina Faso, Camerun, Guinea Equatoriale, eSwatini e Guinea-Bissau.