Affacciato sul versante meridionale del Golfo di Guinea, il Gabon è da sempre esposto alla minaccia della pirateria. Nonostante, a livello globale, l’ultimo rapporto dell’International Maritime Bureau (Imb) registri un drastico calo delle azioni di pirateria nel 2020, le incursioni nel suo mare sono aumentate nel corso dell’ultima estate, complici l’incapacità delle forze di sicurezza locali di presidiare le acque territoriali del paese e l’indisponibilità di apparecchiature radar da installare lungo i suoi circa 885 chilometri di costa.
Per sferrare attacchi contro le navi che transitano nelle acque gabonesi, gruppi di pirati che arrivano addirittura dalla Nigeria, fanno tappa in alcune delle piccole isole disabitate situate nella baia di Corisco, dove fanno rifornimento di carburante. Tra queste, una delle più utilizzate è Mbanié, piccola isola di 20 ettari situata a circa dieci chilometri dalla costa della provincia di Estuaire e contestata dal vicino stato della Guinea Equatoriale.
Sfruttando questo approdo lasciato totalmente sguarnito dalla marina gabonese, i pirati hanno condotto vari attacchi riuscendo, negli mesi scorsi, a ottenere riscatti da diverse società locali dopo aver preso in ostaggio loro dipendenti. Le autorità di Libreville sono convinte che dietro questa escalation di azioni vi siano bande locali.
Gli ultimi episodi hanno messo in allarme le aziende del settore minerario e petrolifero che temono sortite contro le loro piattaforme in mare. Sono state queste società a mettere sotto pressione il governo del Gabon chiedendo la creazione di un fondo pubblico-privato affinché la marina venga dotata di apparecchiature antipirateria.
Il fondo sarebbe attivo per due anni, il tempo necessario per oleare il nuovo sistema, e a candidarsi per gestirlo, secondo Africa Intelligence, è stato Alain Bâ Oumar, a capo della federazione degli imprenditori del Gabon, il quale ha preso parte a una serie di riunioni organizzate a inizio settembre dal ministero della difesa e dalla marina.
Dall’estero c’è chi ha fiutato subito l’affare. In testa ci sono i cantieri navali francesi Piriou. Il presidente del gruppo, Vincent Faujour, ha recentemente incontrato funzionari della marina gabonese per presentare loro la sua flotta di motovedette. La società transalpina lavora già nell’area. Nel 2019 ha avviato degli affari importanti con il governo del Senegal e ora punta a piazzare una bandierina anche in Gabon per rafforzare la propria presenza nel Golfo di Guinea.
In gioco c’è anche la Cina che nel giugno scorso ha omaggiato Libreville con una motovedetta lunga ben 66 metri, troppi in realtà per consentire alla nave di condurre con tempestività ed efficacia operazioni antipirateria. Il Gabon è orientato piuttosto ad ampliare la propria flotta di motoscafi, sulla stregua di quanto fatto dalla marina del vicino Congo.