Coppa d’Africa: un grande spettacolo macchiato dal lutto - Nigrizia
Camerun Sport
Il 29 e 30 gennaio si decide l’accesso alle semifinali
Coppa d’Africa: un grande spettacolo macchiato dal lutto
L’alto livello di spettacolarità e le prodezze sul campo passano in secondo piano rispetto alla tragedia del 24 gennaio allo stadio Olembe di Yaoundé e alle otto vittime della ressa all’entrata. Un dramma che si poteva evitare e del quale occorre chiarire le responsabilità. Ai quarti di finale Gambia, Camerun, Burkina Faso, Tunisia, Egitto, Marocco, Senegal e Guinea Equatoriale
27 Gennaio 2022
Articolo di Alex Čizmić (dal Camerun)
Tempo di lettura 5 minuti
Camerun stadio Olembe
Lo stadio Olembe a Yaoundé

Gli ottavi di finale della Coppa d’Africa hanno mantenuto le promesse. Il livello di spettacolarità del torneo, aumentato con il passare delle partite, è rimasto tale con l’inizio della fase a eliminazione diretta, ma l’ennesimo cortocircuito organizzativo ha finito per macchiare un’edizione bistrattata da problemi extracalcistici.

La tragedia avvenuta il 24 gennaio all’esterno dello stadio Olembe di Yaoundé, una ressa all’entrata sud dell’impianto che ha causato 8 morti e 38 feriti accertati, è un’onta indelebile che pesa sulla reputazione del governo camerunese, del comitato organizzativo locale e della confederazione calcistica africana (Caf).

Benché dal punto di vista legale il comitato organizzativo locale sia l’organo incaricato di preservare la sicurezza negli stadi e intorno ad essi, in una conferenza stampa convocata d’urgenza nella giornata successiva all’incidente il presidente della Caf, Patrice Motsepe, ha sottolineato che il massimo organismo calcistico continentale intende condividere equamente le responsabilità dell’accaduto. Motsepe attende un resoconto dai commissari di gara della Caf entro la giornata di venerdì 28 gennaio.

Nel frattempo il comitato organizzatore della Caf ha spostato allo stadio Ahmadou Ahidjo di Yaoundé il quarto di finale e la semifinale che si sarebbero dovuti disputare a Olembe per rispetto nei confronti delle vittime, prendendosi il tempo di analizzare se l’impianto dedicato al presidente del Camerun, Paul Biya, sia in grado di ospitare la finalissima del 6 febbraio. Un’analisi che gli organi competenti avrebbero dovuto eseguire adeguatamente ben prima dell’inizio del torneo.

Il 17 novembre 2021 il segretario generale della Caf, Véron Mosengo-Omba, inviava una lettera al comitato organizzativo locale in cui intimava di terminare i lavori della recinzione perimetrale esterna prima del 10 dicembre. Si trattava di una sorta di ultimatum a 54 giorni dal fischio d’inizio: se la Caf non avesse ricevuto garanzie entro il 30 novembre, la gara inaugurale tra Camerun e Burkina Faso avrebbe avuto luogo altrove.

Così non è stato, nonostante i lavori non siano stati completati, compromettendo la gestione del flusso di spettatori. Non esiste un’entrata dal lato nord, l’entrata est non è stata sempre utilizzata e quella ovest è destinata esclusivamente alle delegazioni delle nazionali, agli arbitri, ai dirigenti Caf, ai Vip e ai media televisivi. Ai tifosi e al resto della stampa non resta che l’entrata sud, costituita da tre soli cancelli d’ingresso preceduti da un checkpoint medico, deputato al controllo della documentazione relativa al Covid-19, e da un controllo di polizia.

Il 24 gennaio, a differenza delle prime tre partite della fase a gironi, il personale della sicurezza ha ristretto eccessivamente i corridoi di accesso ai due checkpoint di cui sopra e di conseguenza ai cancelli di ingresso. Migliaia di persone si sono ritrovate in fila indiana, senza possibilità di muoversi o tornare indietro. Molte erano anche senza biglietto, sfuggite al primo blando controllo situato alla rotonda che conduce al viale dell’entrata sud.

Stando alla testimonianza di Giovanni Bambe, giornalista camerunense di Sportsglitz.net e corrispondente della tv egiziana On Tv, presente nel momento in cui si è formata la calca mortale, membri del personale di sicurezza hanno ordinato a molti tifosi di fare retromarcia ed entrare dal lato est, che non è ben segnalato e fino a quel momento era stato utilizzato solo per la gara inaugurale.

A circa quindici minuti dall’inizio della partita, questa richiesta ha causato rabbia, panico e frustrazione. Molte persone non volevano perdersi nemmeno un minuto e hanno cominciato ad assalire i cancelli d’ingresso. Secondo quanto emerge dalle prime ricostruzioni, uno dei tre cancelli è rimasto chiuso, restringendo ancor di più le vie di accesso allo stadio. Il resto è tragica storia: otto persone, tra cui un bambino di otto anni, hanno perso la vita. Altri bambini sono sopravvissuti ma hanno dovuto passare la notte in commissariato dopo aver perso contatto con i genitori, alcuni dei quali rimasti feriti nella ressa.

Va da sé che l’eroica prestazione delle Comore, che hanno spaventato il Camerun fino all’ultimo secondo con un terzino sinistro in porta e giocando in inferiorità numerica per quasi tutta la partita, passa in secondo piano.

Così come passano in secondo piano l’azione individuale con cui il tunisino Youssef Msakni ha eliminato la Nigeria, il meraviglioso calcio di punizione di Achraf Hakimi che ha regalato al Marocco la qualificazione ai quarti di finale, lo splendido gol del bolognese Musa Barrow che ha prolungato il sogno del Gambia, il rigore decisivo con cui Mohamed Salah ha estromesso la Costa d’Avorio dalla competizione, l’invenzione di Sadio Mané che ha permesso al Senegal di sbloccare la gara contro Capo Verde e, ancora, le qualificazioni insperate di Burkina Faso e Guinea Equatoriale.

Tutta questa bontà tecnica rimarrà oscurata se non verrà fatta luce su quanto accaduto a Olembe e se i responsabili della tragedia non verranno individuati e puniti. Il minuto di silenzio di circostanza introdotto dalla Caf prima dell’inizio delle partite non è sufficiente.

 

Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it