La crisi alimentare e sanitaria provocata dalla siccità nel Corno d’Africa è sempre più allarmante, con centinaia di persone che muoiono letteralmente di sete e di fame. E i primi a farne le spese sono i bambini.
Da molti mesi ormai Etiopia, Kenya e Somalia sono alle prese con la peggiore siccità degli ultimi decenni, causa di grave malnutrizione e del diffondersi di malattie.
Disperati si susseguono negli ultimi giorni gli appelli delle organizzazioni umanitarie internazionali, sempre più in difficoltà per la riduzione dei finanziamenti a fronte di un forte e vasto incremento della crisi, che non esitano a definire “catastrofica”.
Ieri la direttrice esecutiva dell’Unicef, Catherine Russell, è tornata a chiedere un sostegno urgente, avvertendo che, se non ci saranno interventi immediati, la conta dei bambini morti di stenti nel Corno d’Africa (e nel Sahel) potrebbe raggiungere «numeri devastanti».
Russell ha segnalato che il numero di persone che affrontano la siccità nel Corno è aumentato da 9,5 milioni a 16,2 milioni da febbraio.
Il 21 agosto il Programma alimentare mondiale (Pam) ha avvertito che in Etiopia quasi la metà della popolazione della regione del Tigray ha un “grave” bisogno di cibo, e che i gruppi di aiuto faticano a raggiungere la popolazione a causa delle scorte di carburante insufficienti. L’agenzia sostiene che i tassi di malnutrizione si sono “alzati alle stelle” e sono destinati a peggiorare. Anche perché pare imminente una ripresa dei combattimenti tra i guerriglieri del Tplf e il governo centrale.
La situazione è davvero catastrofica in Somalia, dove la siccità sta colpendo 7 milioni di persone e dove ha già provocato la morte di oltre 500 bambini e 1 milione di sfollati. Secondo l’ufficio del primo ministro, la prolungata assenza di piogge – in pratica non piove da gennaio 2021 – ha anche ucciso più di 2 milioni di capi di bestiame e ha colpito il 28% della popolazione zootecnica totale del paese.