La Corte d’appello di Londra boccia il progetto del governo conservatore britannico di spedire in Rwanda i richiedenti asilo che arrivano attraverso il canale della Manica.
La sentenza, resa pubblica nel tardo pomeriggio di ieri, giudica illegale questo provvedimento in quanto ritiene che il sistema d’asilo del paese governato da Paul Kagame sia alquanto deficitario e afferma che i richiedenti asilo, una volta arrivati a Kigali, rischiano di essere rimandati, a loro rischio e pericolo, nei paesi d’origine.
Il governo britannico confidava in un via libera del progetto dopo che, lo scorso dicembre, l’Alta corte lo aveva considerato legale.
Il primo ministro Rishi Sunak ha reagito contestando la sentenza, ha ribadito che il Rwanda è un paese sicuro e ha annunciato che farà appello davanti alla Corte suprema.
Ora sul terreno rimangono due leader scornati. Il primo ministro britannico che vede indebolirsi uno dei pilastri del suo governo contro l’immigrazione illegale. E il presidente rwandese che rischia di dover rinunciare al un bel po’ di sterline, visto che il budget del progetto del Regno Unito ammonta a 120 milioni di sterline (poco meno di 140 milioni di euro).
Per il Rwanda di Kagame c’è da registrare anche un contraccolpo sul piano dell’immagine. Per alcuni paesi africani e in generale sul piano internazionale, la nazione dei Grandi Laghi è considerata un modello. Forse questa sentenza indurrà qualche governo a guardare più da vicino il modello rwandese che si fonda sul dominio di un solo partito, il Fronte patriottico rwandese, sulla repressione sistematica di ogni forma di opposizione e sul culto del capo assoluto.
Certo chi è interessato solo a fare affari con il Rwanda dirà che Kigali è una città ordinata e pulita, e che tutti sono tranquilli e gentili. Beninteso, basta che non si parli di politica… (RZ)