«Un grande trionfo per l’uguaglianza e l’amore». Attivisti della comunità LGBT+ delle isole Maurizio hanno commentato così una sentenza della Corte Suprema dell’arcipelago che ha dichiarato anticostituzionale una legge di eredità coloniale discriminatoria verso le persone omosessuali.
Ieri i giudici del più alto organismo della giustizia mauriziana hanno dichiarato anticostituzionale la sezione 250 del codice penale. Il capitolo in questione stabiliva l’illegalità dei rapporti sessuali fra uomini, disponendo condanne fino a cinque anni di carcere.
La misura era stata introdotta nel 1838, durante il periodo coloniale britannico, ma non era mai stata revocata da dopo l’indipendenza, proclamata nel 1968. Negli ultimi anni però, la sezione non era stata praticamente mai applicata, come evidenziato dall’ong Human Dignity Trust che ha sostenuto gli attivisti mauriziani nella loro campagna contro il provvedimento.
Il caso che ha portato alla sentenza della Corte suprema è infatti partito da un ricorso presentato nel 2019 da Abdool Ridwan Firaas Ah Seek, presidente della ong locale Collectif Arc-en-Ciel (Caec), ritenuta la maggiore associazione di difesa dei diritti della comunità LGBT+ delle Maurizio. Secondo i giudici dell’arcipelago, la sezione 250 del codice penale ha esercitato una violazione della libertà a non essere discriminato del querelante stabilita dalla Costituzione delle isole.
La misura inoltre, secondo la Corte, «non riflette alcun valore nativo mauriziano ma è stata ereditata come parte della nostra storia coloniale dalla Gran Bretagna».
«Un grande trionfo per l’uguaglianza e l’amore», ha commentato Caec su Facebook, «che ci ricorda che il progresso è possibile e che insieme possiamo smantellare le barriere e promuovere l’accettazione per tutti». Per Ridwan, colui che ha sporto il ricorso, la decisione della Corte «significa che le prossime generazioni saranno libere di abbracciare pienamente la propria sessualità senza timore di essere arrestate».
Anche le Nazioni Unite hanno accolto con soddisfazione la decisione della giustizia mauriziana. «Oggi la Corte Suprema ha annullato una legge coloniale obsoleta e ha dimostrato il suo impegno per la non discriminazione e il suo desiderio di non lasciare nessuno indietro», ha dichiarato la rappresentante dell’ONU nel paese, Lisa Singh.
Come rileva Human Dignity Trust, la sentenza è parte di un più ampio e duraturo impegno verso il riconoscimento dei diritti della comunità LGBT+ da parte delle autorità mauriziane. Starà ora al parlamento accogliere la decisione dei giudici ed eventualmente abrogare la legge dichiarata anticostituzionale.
Diversi paesi africani, fra i quali Sudafrica, Mozambico e Seychelles, hanno già cancellato le loro leggi che criminalizzavano l’omosessualità, il più delle volte ereditate dall’amministrazione coloniale, come nel caso delle Maurizio. Dei 65 paesi del mondo che ancora criminalizzano in una qualche forma l’omosessualità però, 32 si trovano in Africa.
Lo scorso maggio l’Uganda, le cui leggi già prevedevano l’arresto per le persone omosessuali, ha approvato una nuova legge contro la comunità LGBT+ ritenuta fra le più repressive al mondo.