Costa d’Avorio: la Chiesa senza peli sulla lingua - Nigrizia
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I vescovi intervengono nella politica del paese
Costa d’Avorio: la Chiesa senza peli sulla lingua
Il nuovo presidente della Conferenza dei vescovi cattolici interviene a chiusura dell’ultima plenaria, fustigando pubblicamente «la corruzione generalizzata, il tribalismo, la giustizia selettiva» e denunciando «una democrazia armata» e «i giochi di potere della classe politica»
07 Giugno 2023
Articolo di Aurelio Boscaini
Tempo di lettura 3 minuti
L'arcivescovo Marcellin Yao Kouadio durante la messa di Pasqua 2023 presso la parrocchia di Notre Dame du Rosaire, nella diocesi di Daloa (Credit: Konan N'da N'dri / Wikimedia Commons)

Monsignor Marcellin Yao Kouadio – dal 2018 vescovo di Daloa, nell’ovest del paese, dopo esserlo stato dal 2009 di Yamoussoukro, la capitale -, nuovo presidente della Conferenza dei vescovi cattolici della Costa d’Avorio, eletto durante l’ultima assemblea plenaria (31 maggio – 4 giugno), si è espresso durante la messa di chiusura dell’incontro con quella franchezza e schiettezza che lo caratterizzano.

Oltre che gestire gli affari della Chiesa, Kouadio, 63 anni, è chiamato a pilotare l’istituzione dei vescovi in un contesto a dir poco “sensibile” e in una società, quella ivoriana, fortemente polarizzata dalla politica.

Nella sua omelia, il 4 giugno, lo ha fatto con la sua abituale franchezza, fustigando «la corruzione generalizzata, il tribalismo, la giustizia selettiva…» che lui constata in Costa d’Avorio, denunciando inoltre uno «sviluppo a “pezzi selezionati”, come ricompensa per i militanti obbedienti o rappresaglia nei confronti delle comunità ribelli».

Democrazia armata?

Sul piano politico, mons. Kouadio, più volte interrotto durante l’omelia dagli applausi dei fedeli, ha denunciato «una democrazia armata» e «i giochi di potere della classe politica, ieri amici per la pelle, oggi divisi», il cui «appello alla pace e alla riconciliazione non è mai stato sincero perché, nella maggior parte del tempo, quelli che ci parlano di pace vanno a spasso vestiti di giubbotti antiproiettile», ha scandito.

La tensione politica, palpabile nel paese dopo che il nome dell’ex presidente Laurent Gbagbo è stato radiato dalle liste elettorali, si è con forza invitata al menù della plenaria dei vescovi, ben al di là dell’omelia stessa del nuovo presidente dei vescovi.

La 123esima assemblea infatti, è stata anche l’occasione per i vescovi di lanciare un appello per elezioni inclusive, pacifiche e libere, trasparenti e giuste, credibili e accettate da tutti.

«Per questo, le istituzioni incaricate del processo elettorale devono conquistarsi la fiducia degli ivoriani, dimostrando la loro preparazione e la loro capacità di organizzare le future elezioni», hanno martellato i vescovi.

«Al tempo stesso, imploriamo tutti gli attori incaricati delle istituzioni elettorali e giudiziarie ad agire con onore, integrità e onestà, erogando una giustizia vera».

I vescovi hanno inoltre pubblicato un messaggio dal titolo La pace nostro bene comune da preservare in cui dicono che «l’amore per la nostra patria e il rispetto della memoria dei nostri compatrioti morti durante le crisi successive che il nostro paese ha conosciuto, ci obbligano a fare l’impossibile per evitare un’altra guerra».

E concludono esortando tutti a «operare insieme per la pace».

Nella sua omelia, mons. Kouadio se l’è presa anche con “l’Occidente decadente” «che intende continuare a dominare e moralizzare il mondo, in particolare la nostra Africa, sia sul piano politico, economico, culturale, sociale, che a livello dei media, fino a invadere anche il campo religioso».

Al coraggio dei vescovi ivoriani, la nostra solidarietà.

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