Un enorme giacimento di manganese nel nord della Costa d’Avorio. Ad annunciarne la scoperta è stata lo scorso 22 agosto la società australiana Mako Gold.
Il sito si trova nei pressi di Ouangolodougou, nella regione di Tchologo, vicino al confine con il Burkina Faso.
Il giacimento si trova nell’area del progetto Korhogo, esteso su una superficie di 296 chilometri quadrati tra le località di Ouangolodougou e Korhogo e gestito interamente da Mako Gold.
Le due aree in cui è stata individuata la presenza di manganese, a seguito di perforazioni fino a 50 metri di profondità, coprono una superficie di 14 chilometri.
Il prossimo passo, ha spiegato l’amministratore delegato di Mako Gold, Peter Ledwidge, sarà adesso quello di effettuare «un’indagine geofisica per valutare l’ampiezza e la profondità» effettive del giacimento.
Secondo la società australiana i primi dati emersi dalle indagini dicono che la zona mineralizzata potrebbe rivelarsi tra le più grandi finora scoperte a livello globale.
La Costa d’Avorio figura tra i primi dieci produttori di manganese al mondo. Le miniere attive nel paese sono quattro: a Bondoukou nella parte est, a Guitry (sud), Kaniasso (nord-ovest) e Lagnonkaha (nord).
Nel 2022 la Costa d’Avorio ha prodotto 36.000 tonnellate di questo minerale che una volta estratto viene caricato su dei camion e trasferito nei porti del sud dove viene imbarcato e spedito in Cina.
Il manganese è un metallo fondamentale per la produzione di ogni tipo di acciaio, utilizzo che ne costituisce circa il 90% della domanda. Ma non solo.
Insieme a litio, nickel, cobalto e grafite il manganese è infatti un minerale classificato come critico nella corsa del pianeta verso la transizione energetica.
Da qualche anno a questa parte il manganese si è fatto largo nelle strategie di alcune case automobilistiche come Volkswagen e Tesla, che puntano su di esso perché meno costoso rispetto a cobalto e nichel.
L’accaparramento di riserve di manganese presenta però degli ostacoli. Lo ha spiegato bene, in un’analisi pubblicata su Rivista Energia, Giovanni Brussato, ingegnere minerario e autore del volume Energia verde? Prepariamoci a scavare (Montaonda).
«Il problema non è la disponibilità della materia prima ma le tecniche di lavorazione e raffinazione del minerale per ottenere i prodotti necessari al mercato delle EVs (veicoli elettrici, ndr) e il fatto che nuovi progetti al di fuori della Cina potrebbero richiedere anni per iniziare e pesanti investimenti per svilupparsi», ha commentato l’esperto.
«Inoltre, le miniere si trovano spesso in regioni remote, che richiedono costose infrastrutture per trattare e trasportare i minerali estratti».
La scoperta di manganese a Ouangolodougou è partita. E di certo Pechino, in rapporti consolidati con il governo ivoriano, proverà a sfidare la leadership mineraria australiana in questa area del paese.