Che gli influencers possano essere più influenti dei giornalisti è chiaro. Che debbano essere regolati dalle stesse leggi del settore giornalistico appare, invece, meno evidente. Ma non per i legislatori ivoriani. Il 31 gennaio, il parlamento ha approvato una legge che sfuma di molto il confine tra individuo e attività editoriale. Chiunque abbia più di 25 mila followers sui social media ha la stessa responsabilità giuridica, con tanto di pene e ammende, di una qualsiasi attività giornalistica registrata.
Sui social media, in molti hanno espresso il loro timore di fronte ad una misura dal sapore liberticida. Ma per il direttore degli affari giuridici dell’Alta Autorità della comunicazione audiovisiva (Haca), Siméon Koné, non c’è di che preoccuparsi. In conferenza stampa, ha dichiarato che «il fine non è di violare la libertà d’espressione, ma di inquadrarla». Sulla carta è un tentativo di regolamentare il far west dei social media, per ridurre il rischio di discorsi che incitano alla violenza o al disordine pubblico.
Il proclamo di buone intenzioni suona però poco rassicurante alle orecchie della società civile ivoriana. Solo dieci giorni fa è stata scarcerata dopo 5 mesi di detenzione preventiva l’attivista più nota del paese, Pulcherie Gbalet (che conta circa 50,000 followers). Era stata accusata di vari reati pertinenti all’attentato alla sicurezza dello Stato, per il semplice fatto di essersi recata in Mali per qualche giorno, a cercare di fare chiarezza sulla fumosa vicenda dei 49 soldati ivoriani arrestati a Bamako, la capitale maliana. La libertà di Gbalet rimane condizionata al rispetto del divieto di esprimersi in pubblico.
La legge sugli influencers è la prima del suo genere nell’Africa francofona. Altre ne potrebbero seguire tra i paesi vicini alla Costa d’Avorio. Il Ministro delle Comunicazioni del Burkina Faso, Jean-Emmanuel Ouédraogo, ha già dichiarato di recente di stare lavorando ad una legge simile. Non una prospettiva rassicurante per la libertà di stampa locale in un paese che negli ultimi due mesi ha sospeso le trasmissioni di Radio France International (Rfi) e ha inviato una diffida alla rete televisiva France 24.