Il presidente ivoriano Alassane Ouattara incontrerà il 14 luglio i suoi due predecessori, Laurent Gbagbo e Henri Konan Bédié. L’obiettivo è la pacificazione del clima politico.
L’idea di un incontro tra i tre uomini era tra le raccomandazioni uscite dal dialogo politico tra potere centrale e opposizione tenutosi all’inizio dell’anno per rasserenare il clima politico in Costa d’Avorio. Paese che ha vissuto negli ultimi anni diverse crisi politiche che hanno coinvolto questi tre uomini, al centro della scena per decenni.
Sul tavolo dei tre presidenti, la questione dei cosiddetti prigionieri politici, arrestati durante le crisi elettorali del 2010-2011 e del 2020. E poi le elezioni. Quelle presidenziali del 2025, ma prima ancora quelle locali e regionali del 2023
La crisi più acuta si è avuta nel 2010 con il duello presidenziale tra Laurent Gbabgbo e Alassane Ouattara che ha portato a una crisi post-elettorale le cui violenze hanno provocato circa 3mila morti e portato all’arresto di Gbagbo nell’aprile 2011.
Nel 2020, la violenza elettorale in occasione delle elezioni presidenziali ha causato 85 morti e 500 feriti. Il ballottaggio, boicottato in particolare da Bédié, ha visto la rielezione del presidente Ouattara per un controverso terzo mandato, ritenuto incostituzionale dall’opposizione.
Assolto dalla giustizia internazionale, Laurent Gbabgo, presidente dal 2000 al 2011, è tornato nel giugno 2021 ad Abidjan, per incontrare un mese dopo Ouattara prima di lanciare il Partito popolare africano–Costa d’Avorio (PPA-CI), un nuovo partito di opposizione.
Henri Konan Bédié, alla guida della Costa d’Avorio dal 1993 al 1999, e leader del Partito democratico della Costa d’Avorio (PDCI) aveva dal canto suo incontrato il presidente alla fine del 2020.
Come impegno, premessa a questo incontro, mercoledì scorso il governo ha annunciato che avrebbe presentato un disegno di legge per la creazione di due nuovi seggi nella commissione centrale della Commissione elettorale indipendente. Uno per il partito di governo, l’altro per l’opposizione, che dovrebbe al partito di Laurent Gbagbo. Progetto che crea anche un posto di quarto vicepresidente presso l’ufficio della Cei, come richiesto dall’opposizione.