L’Africa è l’unica regione al mondo ad aver sviluppato una strategia continentale unificata per far fronte alla pandemia di coronavirus. Una strategia che ha prodotto risultati, ha fatto sapere il capo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Tedros Adhanom Ghebreyesus, ma che ora necessita di nuovi investimenti e di una spinta in più nella distribuzione dei vaccini.
«Abbiamo assistito a un incoraggiante calo dei casi e dei decessi dal picco di metà gennaio, tuttavia, diversi paesi del continente continuano a segnalare una trasmissione sostenuta e aumenti in alcune aree», ha detto Tedros, avvertendo che ciò che sta accadendo in India e in molte altre parti del mondo può avvenire anche nel continente africano «se abbassiamo la guardia». Anche perché i già fragili sistemi sanitari sono stati messi a dura prova in questo anno e mezzo di pandemia.
Del rischio di una nuova ondata di contagi da Covid-19 ha parlato nei giorni scorsi l’ufficio dell’Oms con sede in Congo-Brazzaville che ha puntato l’attenzione sui programmi di vaccinazione, denunciando gravi ritardi rispetto al resto del mondo.
Secondo i dati dell’Oms, nel continente è stato somministrato solo l’1% delle dosi di vaccino a livello mondiale, con un drastico calo rispetto a solo qualche settimana fa, quando il dato si attestava al 2%. Fino a oggi, solo la metà delle 37 milioni di dosi ricevute dall’Africa sono state somministrate (19,6 milioni), mentre più di 1 miliardo di dosi, l’80% di tutte le dosi somministrate a livello globale, sono andate in paesi ad alto e medio reddito.
Le prime consegne di vaccini attraverso il canale Covax (che punta ad assicurare l’accesso ai vaccini anche ai paesi poveri) sono iniziate all’inizio di marzo e hanno riguardato 41 paesi. Di questi, 9 hanno somministrato meno di un quarto delle dosi ricevute e 15 meno della metà. Con alcuni paesi che nelle ultime settimane si sono visti costretti a buttare le dosi non più utilizzabili: 160mila in Malawi, 60mila in Sud Sudan, 1milione e 700mila in Repubblica democratica del Congo.
Le difficoltà riguardano soprattutto carenza di personale sanitario specializzato, la diffidenza della popolazione nei confronti della malattia e del vaccino, la logistica, con problemi di distribuzione capillare in tutte le zone di un paese, e il sistema di refrigerazione per il mantenimento della catena del freddo, necessaria per la conservazione.
Per questo, fa notare il dottor Giovanni Putoto, responsabile programmazione e ricerca operativa di Medici con l’Africa Cuamm, servono infrastrutture di generazione di energia che mancano in gran parte del continente. E serve «sporcarsi le mani sul posto».
Attualmente, secondo gli ultimi dati dell’Oms, in Africa ci sono più di 4,6 milioni di casi confermati, con oltre 4,1 milioni di guarigioni e 123mila decessi.