Secondo un rapporto dell’Africa Finance Corporation (AFC) diffuso lo scorso maggio, il grande sviluppo, negli ultimi anni, di operazioni portuali in Africa non ha prodotto altrettanto miglioramento nella logistica interna e nelle catene di approvvigionamento delle merci nei paesi del continente.
I porti africani, secondo lo studio, a partire dal 2005 hanno ottenuto investimenti stimati in 15 miliardi di dollari; operazioni che hanno consentito di accogliere navi di maggiore stazza e di scaricare un più grande numero di merci da trasportare nei vari paesi.
Un traffico confermato anche dalla Banca africana di sviluppo. Tra il 2011 e il 2021, secondo la banca, il numero di container transitati nei porti africani è aumentato, passando da 24,5 milioni a 35,8.
Gabriel Sounouvou, specialista in logistica e gestione della catena di fornitura con sede in Guinea, sentito da Voice of America, ha affermato che gli investimenti portuali hanno molteplici vantaggi, oltre a una riduzione della corruzione e una più fluida integrazione nella catena di fornitura globale.
Il problema – secondo lui – è la grave carenza di infrastrutture interne ai paesi. Molti governi, infatti, hanno trascurato di investire nello sviluppo di reti stradali e ferroviarie efficienti, in molti casi distribuite in modo non uniforme, oppure di scarsa qualità e sottoutilizzate.
«Molti corridoi stradali non sono adatti ai camion», ha dichiarato Sounouvou, aggiungendo che i camion devono attendere giorni prima di partire per paesi senza sbocco sul mare.
Uno studio della stessa AFC mostra, peraltro, che il continente ha 680mila chilometri di strade asfaltate, cioè, ad esempio, soltanto il 10% del totale disponibile invece in India, che ha una popolazione simile ma un decimo di superficie terrestre rispetto all’Africa.
Il rapporto dell’AFC sottolinea tuttavia che – nonostante l’inadeguatezza o la carenza di strade adeguate in molto paesi – si prevede che gli investimenti portuali continueranno, con diversi nuovi terminal confermati in paesi come Angola, Benin, Camerun, Repubblica democratica del Congo, Ghana e Costa d’Avorio.