Crisi abitativa: fino a 7 anni di carcere per chi occupa un immobile - Nigrizia
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L’ordinamento, passato l’11 settembre, alla Camera, rischia di infierire sulle persone socialmente vulnerabili, colpite da anni di emergenza alloggiativa
Crisi abitativa: fino a 7 anni di carcere per chi occupa un immobile
12 Settembre 2024
Articolo di Redazione
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Perché risolvere la crisi abitativa, quando si può perseguire penalmente chi non può permettersi o non può trovare un’abitazione? Sembra muovere in questa direzione il nuovo ordinamento passato ieri alla Camera,  il 634-bis, inserito nell’articolo 10 del Decreto sicurezza, che introduce il reato, in parte già esistente, di occupazione abusiva di immobili. 

L’articolo recita: ”Chiunque, mediante violenza o minaccia, occupa o detiene senza titolo un immobile destinato a domicilio altrui o sue pertinenze, ovvero impedisce il rientro nel medesimo immobile del proprietario o di colui che lo detiene legittimamente, è punito con la reclusione da due a sette anni”.  Una pena che si estende a “chiunque si appropria di un immobile altrui o di sue pertinenze con artifizi o raggiri ovvero cede ad altri l’immobile occupato”.

Il testo della normativa si focalizza sui casi di coercizione, i cui confini però sono vaghi. È facile immaginare chi verrà colpito da una manovra di questo genere, che sembra non tenere conto di quella sempre più ampia fetta di popolazione, in parte rappresentata da persone straniere e razzializzate, che lotta da anni contro il dramma degli alloggi. Contro la loro precarietà, indisponibilità e introvabilità. 

In un paese in cui il destino delle persone con un background migratorio è appeso al certificato di residenza, colpisce come negli anni sia diventata sempre più tortuosa la strada per poter vedere garantito il diritto alla casa. Già nel 2014 la legge Renzi-Lupi aveva dichiarato illegale fissare la propria residenza in un immobile occupato. Da adesso in poi, per occupazione abusiva si rischieranno dai 2 ai 7 anni di carcere. Forse, per chi non ha a che fare direttamente con persone socialmente vulnerabili, è difficile immaginare che persino chi possiede un regolare permesso di soggiorno e ha un lavoro con un buono stipendio è spesso costretto a vivere in soluzioni di fortuna perché nessuno si dice disposto a affittargli una casa, o una stanza. Si tratta di un’emergenza sociale che, come sottolineato da anni diversi giuristi, continua a venire svalutata a mero problema di ordine pubblico. 

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