Il capitolo conclusivo è dedicato all’identificazione etnografi a della Somalia e all’individuazione dei criteri con i quali i terroristi di al-Shabaab attuano la loro informazione di guerra. Uno studio a distanza incentrato sulle fonti disponibili e citate nella bibliografia e anche su interviste a esperti militari e civili, diplomatici, giornalisti e cooperanti.
Secondo l’autore – antropologo, polemologo e storico militare che intende dare un contributo alla comprensione delle strategie del gruppo jihadista attivo dal 2006 – al-Shabaab punta a influenzare i cittadini somali, facendo leva su tre aspetti precisi. Innanzitutto, denuncia la corruzione della classe politica quale causa principale del disfacimento del paese. Batte poi il tasto della complicità dell’Occidente e della Amisom, (la Missione dell’Unione africana in Somalia, iniziata nel 2007), con i politici corrotti.
E infine il gruppo terroristico si presenta come garanzia di sicurezza, giustizia e benessere. E la possibilità di ottenere giustizia diretta e in tempi brevi, sulla base della shari’a, avrebbe un forte impatto sul cittadino comune. Il libro, nell’insieme, vuole ipotizzare nuove modalità di ricerca incentrate sul sapere antropologico e indicare un nuovo metodo di analisi a supporto delle operazioni militari: la Cultural Intelligence. E poi suggerisce che le forze armate potrebbero dotarsi di una nuova figura professionale, l’etnografo di guerra, per poter comprendere meglio ciò che accade sul terreno e muoversi con maggiore efficacia.