Sono tanti ormai gli immigrati nel nostro paese che hanno saputo integrarsi, pur mantenendo fede alle proprie radici, fino a innamorarsi anche della lingua del paese di accoglienza e confrontarsi con essa. Ed ecco aggiungersi anche questo lavoro, che è certamente un vero e grande atto d’amore per Verona, la città in riva all’Adige che ha saputo aprire le porte delle sue mura a Piessou come lo ha fatto e lo fa con migliaia di fratelli e sorelle. Non tutto è stato facile e il processo di integrazione non lo è per nessuno.
Piessou conosce bene la complessità del fenomeno e non ci nasconde l’ambivalenza che comporta: rifiuto del diverso, spesso messo in connessione a casi ricorrenti di microcriminalità; e dall’altra l’iniziale assistenza espressa in particolare dagli ambienti religiosi della città che incontra il mondo dell’associazionismo e delle organizzazioni sociali, sindacati e patronati in primis. Piessou ci apre il cuore, quello di un uomo che ha vissuto le varie tappe di chi da diaspora si fa cittadino italiano.
E ci fa dono del suo pensiero, ma soprattutto direi delle sue emozioni, legate anche alle sue origini africane dove Madre Terra “ci nutre e ci sostenta” veramente e l’amico Piessou ci rivela la profondità del suo animo africano. In appendice leggo: «Sembra che finalmente alcuni stati, Inghilterra e Germania stiano restituendo all’Africa i suoi tesori antropologici dal valore incommensurabile e trafugati nel periodo coloniale. Sarebbe un bel gesto di riconoscimento nei confronti dell’Africa e di riconciliazione tra due mondi, Europa e Africa». Ce lo auguriamo tutti di cuore.