Ha preso dalla madre Kondem l’arte della pazienza. Che non è una forma di rassegnazione per evitare di passare le giornate incupita e prigioniera di una condizione sociale molto modesta e inaggirabile. E non è nemmeno l’accettazione di una tradizione che ha già tracciato il percorso di ogni donna povera e figlia di poveri nel nord del Camerun: scuola poca o niente, lavoro nei campi per procurarsi appena da mangiare, matrimonio in giovanissima età e figli da accudire. No, per l’adolescente Faydé pazienza è consapevolezza che per non farsi mettere con le spalle al muro dal destino bisogna attendere il momento opportuno, meglio crearsi un’opportunità.
Attraverso le vicende di Faydé – che chiedono anche a chi si accosta al testo di armarsi di pazienza: la scrittura Djaïli Amadou Amal è placida e meticolosa (a volte un po’ retorica), e specie all’inizio reclama calma e dedizione – il romanzo racconta più storie. C’è il ritratto di un mondo, che si trova soprattutto in città, che si identifica con una etnia e che vorrebbe perpetuarsi sempre simile a sé stesso, dove i privilegi e i soprusi si tramandano di padre in figlio.
E c’è la precarietà “naturale” di un altro mondo, periferico e contadino, dove si vive alla giornata come si è sempre fatto e che negli ultimi anni ha dovuto fare i conti anche con dei gruppi armati – li chiamano Boko Haram e combatterebbero una loro “guerra santa” – che hanno aggravato la situazione. C’è la narrazione, talora divertita, del matrimonio poligamico con le lotte e le alleanze tra la prima, la seconda e la terza moglie… E c’è, ed è centrale, la visione del matrimonio inteso come accordo tra famiglie, dove i sentimenti dei promessi sposi non c’entrano più di tanto.
A portare scompiglio nelle regole della tradizione e a mischiare le carte delle classi sociali ci pensa Faydé. La quale, un po’ per aiutare la madre che deve allevare i suoi fratelli, un po’ per liberarsi dal clima opprimente che si respira nel villaggio, ha preso al volo l’opportunità di fare quello che ai suoi occhi è un salto sociale: va a fare la sguattera in città, a servizio nella famiglia di un ricco commerciante.
Il fatto è che non si adegua al suo ruolo di domestica, non accetta di far quadrare il bilancio concedendo le sue grazie a qualcuno degli annoiati parenti del commerciante e soprattutto non ha nessuna intenzione di rinfoderare i suoi sentimenti. Così si innamora di un professore che non appartiene al suo mondo e che è già vittima predestinata di un matrimonio combinato, studia in una scuola serale e cambia il suo destino. Faydé è po’ la modernità-donna che sfida un ambiente ammuffito. Chi vuole può prendere queste pagine come una love story, ma è riduttivo.
L’autrice, originaria del Camerun, si è fatta conoscere al grande pubblico con il romanzo Le impazienti, uscito nel 2017.