Tra i numerosi articoli destinati a far discutere del Decreto Cutro, convertito ufficialmente in legge da quattro giorni, c’è l‘aggiornamento della lista dei paesi d’origine considerati sicuri.
Secondo il D.Lgsl. 25/2008, si considera sicuro un paese, non appartenente all’Unione Europea, dove “si può dimostrare che, in via generale e costante, non sussistono atti di persecuzione […] né tortura o altre forme di pena o trattamento inumano o degradante, ne’ pericolo a causa di violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato interno o internazionale”.
Fa dunque amaramente sorridere leggere l’elenco dei paesi da oggi considerati sicuri dallo Stato italiano e vedere tra questi il nome della Nigeria. Dell’intero paese, senza eccezioni: va sottolineato, perché la legge italiana prevede in realtà la possibilità di escludere alcune aree o regioni ritenute particolarmente problematiche. Un’opzione che non è stata, a quanto pare, presa in considerazione.
Non solo Boko Haram: molti stati della Nigeria sono quotidianamente colpiti oltre che dal terrorismo da rapimenti, violenze e instabilità generalizzata causata da vari fattori.
Il Decreto specifica come questa disposizione non riguardi chi aveva già presentata la domanda al momento dell’entrata in vigorie del decreto, il 6 aprile, e che in ogni caso non impedisce di chiedere comunque l’asilo. Ma prevede grandi differenze di carattere procedurale, come la possibilità, per la Commissione, di rigettare la domanda per “manifesta infondatezza” e quindi senza possibilità di ricorso.
Lo stesso dicasi per la Tunisia, un paese dove le libertà personali e individuali sono sempre più a rischio a causa del crescente autoritarismo di Kais Saied.
Gli altri paesi africani considerati sicuri sono: Algeria, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Marocco, Senegal.
(AB)