Decreto flussi: 73% di domande in meno. Per Ero straniero un flop
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Tracollo dei click. Un successo per il Viminale. Un fallimento per chi si occupa di immigrazione
Decreto flussi: 73% di domande in meno. Un flop secondo Ero straniero
13 Dicembre 2024
Articolo di Redazione
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«Il crollo delle domande per l’ultimo decreto flussi 2025 mostra il fallimento dello strumento, da riformare subito». Questo il commento degli aderenti alla Campagna Ero straniero davanti alla rivendicazione, da parte del Viminale, di un risultato storico: il crollo dei click.

A novembre, mese utile alla precompilazione delle domande per il 2025, le richieste registrate sono state 180.012, il 73% in meno rispetto alle richieste per il 2024. Una moria di domande dovuta ai controlli governativi, secondo una nota diffusa dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

L’inversione di tendenza è davvero epocale, a dirlo sono i numeri registrati per il decreto flussi 2025. Fino a oggi infatti le domande pervenute in occasione dei click day erano vertiginosamente più numerose delle quote d’ingresso stabilite dal decreto. Quote che nel tempo sono aumentate senza mai riuscire a star dietro ai numeri delle richieste.

Alcuni esempi si trovano nel comunicato della Campagna promossa da A Buon Diritto, ActionAid, ASGI, Federazione Chiese Evangeliche Italiane, Oxfam, Arci, CNCA, CILD, Fondazione Casa della Carità “Angelo Abriani”: «Rispetto al decreto flussi del dicembre 2021 e alle quote stabilite per l’anno 2022 le domande pervenute (in totale 209.839), infatti, sono state più del triplo delle quote messe a disposizione (69.700).

Nel corso del 2023, complessivamente, le domande pervenute in relazione al decreto flussi 2022, sono quasi 6 volte le quote stabilite: 462.422 istanze inviate a fronte di 136.000 posti disponibili. Nel 2024, sono state 690.000 le domande presentate nei click day di marzo 2024, a fronte di 151.000 ingressi autorizzati. Nel 2025, infine, 180.022 su 180.720 quote disponibili».

Di fatto i dati mostrano come si passi dalla triplicazione che diventa sestuplicazione, a un numero, per la prima volta, inferiore alle disponibilità. Un numero che contraddice una realtà nota: in Italia c’è bisogno di lavoratori e lavoratrici.

E questo crollo non può essere giustificato con i controlli introdotti nelle scorse settimane dal governo, non solo perché questo assunto ministeriale vorrebbe asserire che la maggior parte delle persone che assume in Italia è truffaldina, ma perché i controlli in realtà vengono fatti sulle domande effettivamente precaricate dai datori di lavoro.

Da qui Ero straniero si pone la domanda: «Qual è il vero motivo di questa riduzione? Siamo sicuri che la riduzione delle domande sia una buona notizia? O è l’ulteriore evidenza del fallimento del decreto flussi in atto?»

Stando alle testimonianze raccolte tra patronati e associazioni di categoria, singoli e famiglie, pare che molti datori di lavoro che avrebbero voluto assumere non siano riusciti a presentare le richieste.

«Dopo le modifiche al decreto flussi la procedura è diventata estremamente onerosa in termini burocratici, rispetto alla durata del procedimento e ai nuovi requisiti per i datori di lavoro. Inoltre, i datori sono stati costretti a precaricare le domande in poche settimane e con scarsissimo preavviso. Molti hanno quindi desistito. Il rischio, altissimo, è che datori di lavoro e le famiglie, in particolare, decidano di non ricorrere a questo meccanismo per assumere lavoratrici e lavoratori, lasciando così spazio ulteriore al lavoro nero e alla precarietà», si legge nel comunicato diffuso da Ero Straniero.

Rimane poi un ultimo dato di fatto: la lentezza della burocrazia che fa sì che da quando chi viene chiamato arriva, il tempo tra le carte sia troppo lungo e non corrisponda alla necessità tempestiva del datore di lavoro. Un problema procedurale che le modifiche al decreto, secondo quanto affermato dal Viminale, avevano cancellato…

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