Il decreto flussi punta le ong per mare e per terra - Nigrizia
Economia Italia Migrazioni Politica e Società
Il Consiglio dei ministri approva la norma sugli ingressi: più click day e permesso per chi denuncia il caporalato
Il decreto flussi punta le ong per mare e per terra
03 Ottobre 2024
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 5 minuti
Lavoratori migranti raccolgono cavoli in Ohio (Credit: Bob Jagendorf/Flickr/CC BY-NC 2.0)

Doveva essere un decreto improntato a risolvere il problema degli ingressi regolari delle persone migranti. Un mettere ordine ai flussi e i click day.

È risultato invece che la quota di ingressi autorizzati nel triennio rimane uguale (452mila); che aumentano le giornate dei click, ma ci sarà un tetto di domande per imprenditori (massimo 3 per singolo); che non vi sarà alcuna sanatoria per chi è già qua che attende di lavorare e ora risulta ancora irregolare, ma c’è una stretta pesante su materie altre, quelle che riguardano ong e respingimenti.

Il decreto cosiddetto flussi, che nella formula intera recita “Disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, nonché di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale”, allarga le maglie e, come sempre più spesso accade, diventa omnibus, includendo tra gli articoli anche norme che riguardano le navi e gli aerei delle ong, in modo da diventare l’ennesima legge che tenta di imbrigliare i soccorsi in mare.

Contro le navi e gli aerei ong

Non era sufficiente infatti il Ddl “codice di condotta delle ONG” del 2023, anche ieri il Consiglio dei ministri ha vagliato una norma in cui si irrigidiscono le sanzioni per soccorso navale, scrivendo una frase general generica che poi può comprendere nella pratica quel che si vuole.

Ridefinendo i cosiddetti requisiti che chi fa salvataggio deve rispettare, si specifica che questi non devono mettere a repentaglio “l’incolumità dei migranti” non solo a bordo, ma durante le fasi del soccorso in mare.

Si abbreviano inoltre i termini del ricorso per sospendere i sempre più frequenti fermi amministrativi, in caso di salvataggi multipli o di omissione agli ordini della guardia costiera libica: il tempo per impugnare il provvedimento scende da 60 a 10 giorni.

A questo si aggiunge un passaggio che invece riguarda gli aerei delle ong che pattugliano i mari per segnalare la presenza dei natanti; si obbligherebbe il pilota a fare ciò che già fa: segnalare a Enac e al Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo i barchini, pena sanzione fino a 10mila euro e fermo del velivolo.

Un tentativo non nuovo quello di Enac, che già nel maggio scorso aveva provato, con una serie di ordinanze a interdire l’operatività dei velivoli delle ong sul mar Mediterraneo centrale, con il pretesto del “fenomeno migratorio irregolare via mare proveniente dalle coste dell’Africa del nord”.

Come se, dopo le navi, anche gli aerei, potessero essere un pull factor alle partenze.

Allora l’ente scriveva: “Chiunque effettua attività in ambito Search and Rescue al di fuori delle previsioni del quadro normativo vigente è punito con le sanzioni di cui al Codice della navigazione, nonché con l’adozione di ulteriori misure sanzionatorie quali il fermo amministrativo dell’aeromobile”. 

Una disposizione senza senso, soprattutto se si considera come, spesso, sono proprio questi aerei a segnalare la presenza di barchini in stato di distress, che necessitano soccorso. Segnalazioni che evitano di fatto l’aumentare di persone morte in mare, in quel tratto tra l’altro dove (secondo gli ultimi dati OIM – Organizzazione internazionale per le migrazioni) si regista la percentuale più alta di mortalità: nel 2024 quasi cinque persone al giorno.

Controlli e respingimenti

Si era parlato, nei giorni scorsi, anche dell’impossibilità per le persone migranti extra UE prive di permesso di acquistare schede telefoniche. Sul tema cellulari, in vista della prossima apertura dei due centri in Albania, il decreto prevede “la visione del telefono cellulare” o di altri dispositivi elettronici in possesso di chi arriva da parte degli agenti della polizia per definire l’identità delle persone migranti. Pare sia scomparsa invece l’impossibilità di accesso alle Sim, contestata da diverse realtà politiche e associative.

E, stando sempre a chi arriva, per le persone richiedenti asilo vengono dimezzati i tempi per poter far ricorso contro il rigetto della propria domanda, da due settimane a una sola.

Un tempo ridotto che porrà non poche difficoltà proprio nei casi di chi sarà detenuto in Albania, con tutte le problematiche di cui già abbiamo scritto sulla questione avvocati e difesa che dovrà avvenire quasi esclusivamente online.

Nelle maglie strette rimangono imbrigliate anche le persone che arrivano da Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka, per le quali sono state inserite delle verifiche preventive al rilascio del nullaosta o del visto. Queste nazionalità, che non escono dal decreto flussi, avranno un tempo di stand by prima del rilascio di visti di lavoro.

Ricordiamo che il Bangladesh insieme allo Sri Lanka sono stati inseriti lo scorso maggio nella lista paesi sicuri per le persone richiedenti protezione internazionale, nonostante le varie voci che ne mettono in discussione lo status di sicurezza.

E facendo leva sul tema sicurezza, il decreto introduce l’accompagnamento alla frontiera non solo per quelle persone che vengono fermate sul territorio, ma anche quelle che vengono rintracciate nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare.

Il decreto di respingimento potrebbe dunque partire ancor prima dell’arrivo della persona sulla terra ferma. Una modalità che verrà messa in discussione, vista la mancata possibilità di accesso a qualsiasi tipo di garanzia legale.

Quali le novità?

Se nessuna novità si trova rispetto ai numeri di ingresso e di regolarizzazione rispetto a chi è già sul territorio italiano, se non quella dell’implementazione dei click day che saranno divisi per tipologia di lavoratori, il decreto aggiunge due possibilità: per chi entra in Italia con il decreto flussi e rimane senza contratto di lavoro, non occorrerà più dover rientrare in patria e poi tornare per far una nuova richiesta.

Si aggiunge infatti un tempo cuscinetto di 60 giorni per cercare una nuova occupazione. Se poi l’impiego è stagionale e chi lavora trova un’ulteriore occupazione, si potrà convertire il titolo di soggiorno oltre il decreto flussi.

Una novità è stata poi annunciata dalla ministra del Lavoro Marina Calderone e riguarda uno «speciale permesso di soggiorno della durata iniziale di 6 mesi, rinnovabile per un ulteriore anno e prorogabile ulteriormente» per le vittime di caporalato che denunciano.

Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it