Il Ghana delle settimane successive al voto del 7 dicembre ha vissuto uno dei periodi più delicati della Quarta Repubblica. I disordini e le proteste seguite alla consultazione elettorale (con lo schieramento di circa 63.000 militari, da molti definito un atto di intimidazione) hanno diffuso un clima di incertezze, insicurezze, paure. È un clima che si riflette sui crescenti attacchi e minacce ai giornalisti.
Attacchi verbali e fisici che fanno parlare di decadimento della democrazia e della libertà di stampa. Un indebolimento già constatato da organizzazioni come Reporter senza frontiere (Rsf) che nell’analisi del 2020 ha registrato nel paese una discesa di tre punti (30esimo rispetto al 27esimo dell’anno precedente) nell’annuale classifica che dichiara il livello di libertà, autonomia e indipendenza della stampa nei diversi paesi del mondo.
Chiamati in causa il governo, la Commissione nazionale dei media, l’Associazione dei giornalisti. E c’è chi chiede attenzione e protezione per quelli – da tempo minacciati – che sono particolarmente impegnati sul fronte sociale e su inchieste contro la corruzione in politica: Manasseh Azure, Edward Adeti, Afia Pokuaah, Abdul Hayi Momen, Capitan Smart, David Tamakloe, solo per citarne alcuni.
Ne abbiamo discusso con Anas Aremeyaw Anas, il giornalista investigativo noto per le sue inchieste, tese soprattutto a portare a galla la corruzione in settori pubblici e privati. Tra le tante, fece scalpore il suo lungo lavoro di investigazione che evidenziò il livello di corruzione all’interno della Corte suprema ghaneana e che portò alla sospensione di 22 tra giudici e magistrati.
Anas, prima di tutto: come pensi si uscirà da questa situazione di crisi che sta attraversando il paese?
Se ne uscirà, senza dubbio, conosco bene il mio paese. Le elezioni in Ghana hanno spesso avuto la caratteristica di essere molto accese ma alla fine prevarrà la pace. Sia Nana Akufo-Addo che John Mahama sono politici astuti, nessuno di loro porterebbe mai il paese sull’orlo del collasso. Sono sicuro che continueranno a fare appello ai loro sostenitori affinché prevalga la pace. Comunque, la Commissione elettorale avrebbe dovuto ascoltare entrambe le parti sulla questione dei risultati.
Il Ghana è considerato uno dei paesi più democratici non solo dell’Africa occidentale ma dell’intero continente. Eppure ci sono stati molti casi di violenza dopo il voto del 7 dicembre. Come lo spieghi?
Le espressioni e forme di democrazia in Ghana hanno superato la prova del tempo e si sono consolidate. Ma stiamo ancora maturando e quindi alcuni problemi sono prevedibili. Questo perché non abbiamo ancora una fiducia assoluta nelle nostre istituzioni. Uno dei problemi principali è che tutti i partiti quando sono all’opposizione hanno un atteggiamento di sospetto riguardo le istituzioni statali. È qui che sta il problema.
Molte questioni saranno risolte una volta che saremo in grado di creare fiducia nei nostri apparati istituzionali. Riguardo alla tua domanda, non credo che possiamo definire “molte” le violenze che si sono verificate nei giorni successivi al voto. Li definirei casi isolati. Tuttavia, è ovvio: nessuna violenza è accettabile, indipendentemente dall’entità e dalla portata.
Dico anche che le istituzioni statali devono essere autonome e libere dal controllo politico e da manipolazioni. Solo così si otterrà quella fiducia che a sua volta porta a diminuire le tensioni che ogni volta si manifestano nei periodi elettorali.
È incredibile come i leader politici, soprattutto quelli che hanno importanti incarichi, non si adoperino per raggiungere questo obiettivo e tuttavia poi gridino allo scandalo quando sono all’opposizione. I politici dovrebbero essere coraggiosi nel proteggere l’indipendenza delle istituzioni statali in modo da attendere al loro mandato senza recriminazioni, anzi con una visione condivisa anche da parte delle opposizioni.
Nel mese trascorso dal voto ad oggi (ma anche nei mesi precedenti) si sono verificate violenze anche nei confronti dei giornalisti. La libertà di espressione è riconosciuta e affermata nella Costituzione e il Ghana è considerato un paese dove la stampa è rispettata e libera. Credi che sia ancora così?
Esistono tutele costituzionali contro gli attacchi agli organi di stampa. Le garanzie per la libertà dei media, sebbene sancite dalla Costituzione, devono però essere attivate ed eseguite da attori statali, come il governo, che è il braccio esecutivo dello Stato. Negli ultimi tempi, ci sono state esperienze terribili per i giornalisti, e questo nonostante – appunto – gli imperativi costituzionali sulla libertà dei media.
Ti riferisci, ad esempio, all’omicidio di Ahmed Suale? Ahmed tra l’altro faceva parte del team Tiger Eye di cui sei uno dei massimi esponenti, ed era impegnato a portare alla luce casi di corruzione soprattutto all’interno degli apparati istituzionali. Suale, nello specifico, stava indagando su casi di corruzione all’interno del Ghana Football Association. Un’indagine che aveva portato alla rimozione a vita del presidente dell’associazione sportiva, Kwesi Nyantakyi. Ahmed è stato ucciso il 16 gennaio 2019. Le inchieste puntarono su un membro del parlamento, Kennedy Agyapong. Una persona molto in vista e molto ricca, che aveva più volte dichiarato vendetta nei confronti del lavoro di ricerca di verità portato avanti da Suale.
Sì, l’assassinio di Ahmed Suale è stato il più duro segnale all’attacco che i media stanno subendo da qualche tempo. Dopo quel caso ce ne sono stati ancora, seppure non mortali, nei confronti di altri colleghi. Il ritardo delle autorità nell’affrontare casi di questo genere mette in dubbio la volontà e l’impegno del governo nel ruolo di protezione della stampa. Ma anche la Commissione nazionale dei media e l’Associazione dei giornalisti dovrebbero fare di più per proteggere la libertà di stampa e i giornalisti.
Ad oggi, gli assassini di Ahmed sono ancora latitanti. Lo stesso dicasi per coloro che da tempo hanno preso di mira Manasseh Azure e altri. Sono situazioni che forniscono un’impressione negativa del governo (all’epoca dei fatti al governo c’era il partito di Akufo-Addo, l’Npp, ndr). Il Ghana ha la reputazione di garantire la libertà di stampa, ma gli eventi degli ultimi tempi sembrano intaccare un glorioso passato.
Per quanto mi riguarda, vorrei che le istituzioni statali fossero ritenute strettamente responsabili di queste azioni criminali. Ad esempio, la polizia, la Commissione per i media, ripeto, dovrebbero lavorare per proteggere i giornalisti. Solo quando ciò accadrà, i politici potranno essere assolti e non ritenuti essi stessi colpevoli di queste azioni. Fino a quando tali istituzioni dello Stato continueranno ad essere claudicanti su questo fronte, i reportage negativi nei confronti del governo continueranno. Questo non andrà certo a suo vantaggio.
Comunque, per rispondere alla tua domanda, direi che in Ghana la libertà dei media esiste ancora. La libertà di espressione non è stata ancora eliminata. Sono accadute però questioni serie che hanno cercato di minare questa libertà e hanno minato i positivi risultati finora raggiunti dal Ghana. Tutto questo però non può portarci a dire che nel paese sia stata soppressa la libertà di stampa. Preferisco, questo sì, dire che stiamo assistendo ad un costante declino di questa libertà.
Tornando alle elezioni che hanno visto rieletto Nana Akufo-Addo: quali sono le principali questioni che il presidente e il parlamento dovranno affrontare prima di ogni altra?
Credo che una delle principali questioni sia la lotta alla corruzione e che quindi l’ufficio del Procuratore speciale debba essere messo in grado di lavorare in questo senso. E questo si lega anche al ruolo della stampa: ai giornalisti indipendenti deve essere garantita la libertà di operare, proprio per verificare come lavorano le istituzioni. Negli ultimi tempi gli attacchi contro il giornalismo investigativo hanno raggiunto il culmine. Altra cosa fondamentale è che il parlamento sostenga sempre l’interesse nazionale.
Il prossimo governo ha poi la sacra responsabilità di guarire e unire il paese, di guarirlo dalle divisioni e anche dal dolore delle morti causate dalle elezioni. E ritorno al punto: il governo ha il dovere di affrontare la corruzione a testa alta e di proteggere il benessere del ghaneano comune attraverso la promozione del welfare economico e della dignità umana. Penso, insomma, alla necessità di un governo del popolo.
Vorrei tornare a te, Anas. Tu hai lavorato su inchieste molto delicate che hanno toccato istituzioni, apparati politici, sistemi clientelari e di corruzione a vari livelli della società. Hai mai temuto per la tua vita?
Ho epurato la mia vita dalla paura tanto tempo fa. Il nostro compito è scovare coloro che rubano quello che appartiene alla nazione. Dobbiamo affrontarli con attacchi diretti e frontali portando allo scoperto i loro affari corrotti, e farlo senza paura. Dopo aver preso di mira le nostre vite potrebbero cominciare a prendersela con le nostre famiglie, ma questo non ci renderà docili e non potranno farlo per sempre.
I codardi muoiono molte volte ancor prima di morire, ma noi no. Dobbiamo continuare a lottare per il futuro delle generazioni che verranno, se non facessimo così queste stesse generazioni non ci perdonerebbero di essere stati a guardare. Preferirei affrontare la morte come la più grande delle benedizioni, piuttosto che convivere con la paura della morte in questa lotta contro, e per prevenire, la corruzione.