«Questi ultimi giorni hanno rinnovato il mio lungo sentimento e il mio profondo senso di vergogna per gli storici fallimenti per la salvaguardia della Chiesa d’Inghilterra» ha dichiarato Justin Welby, arcivescovo anglicano di Canterbury e leader spirituale a livello mondiale della Chiesa d’Inghilterra.
E ha aggiunto: «Mi dimetto con grande dolore nei confronti di tutte le vittime e i sopravvissuti agli abusi».
L’arcivescovo si è dimesso cinque giorni dopo la pubblicazione di un rapporto indipendente che denunciava il suo silenzio e l’inazione nei confronti di un molestatore seriale membro della Chiesa, l’avvocato inglese John Smith, che avrebbe sottoposto oltre 130 minorenni ad abusi fisici, psicologici e sessuali sia in Europa che in Africa, per un periodo di 40 anni.
Storici della Chiesa d’Inghilterra hanno detto che sarebbe questa la prima volta che un arcivescovo anglicano si dimette per uno scandalo legato ad abusi sessuali.
Dopo aver gestito come volontario campi per giovani membri della Chiesa nel Dorset, in Inghilterra – secondo quanto denunciato nel rapporto -, Smyth si era trasferito in Africa nel 1984 e aveva continuato a commettere abusi fino alla sua morte nel 2018.
Il rapporto denuncia tra l’altro che, tra il 1984 e il 2001, Smyth aveva lavorato in Zimbabwe e quindi in Sudafrica. In entrambi i paesi aveva continuato a mettere in atto abusi su minori.
L’arcivescovo Welby ha guidato la Chiesa d’Inghilterra dal 2013, durante un decennio di grandi sconvolgimenti intra-ecclesiali riguardanti divisioni in merito ai diritti delle persone LGBTQ+ e al ruolo delle donne religiose.
Contese avvenute tra le chiese liberali, soprattutto in Nord America e Gran Bretagna, e le loro controparti conservatrici, soprattutto in Africa.
Le Chiese anglicane in paesi come l’Uganda e la Nigeria, infatti, hanno accolto con favore le sue dimissioni, dopo aver affermato già lo scorso anno di non riporre più fiducia in lui.