Il cardinale Peter Turkson, tra i prelati scelti da papa Francesco nella Commissione per la riforma della curia romana e fidato consigliere di Bergoglio, ha rassegnato le dimissioni nel giorno dell’85° compleanno del papa (17 dicembre) dopo dodici anni di servizio nelle alte sfere vaticane.
Benché Francesco non abbia finora ufficialmente confermato la richiesta di Turkson, né l’ufficio stampa del Vaticano abbia offerto dettagli ulteriori, si prevede che dal prossimo 31 dicembre il porporato africano non sarà più prefetto del Dicastero per la promozione dello sviluppo integrale.
Il dicastero, creato da papa Francesco nel 2016 incorporando i vecchi Consigli Pontifici: Giustizia e pace – di cui Turkson già era responsabile dal 2009 -, Cor Unum (ecumenismo), Migranti e viaggianti e Ministero della sanità, è diventato uno tra i più rilevanti della struttura vaticana.
Il cardinal Turkson, unico africano con responsabilità di prefetto dopo le dimissioni del guineano Robert Sarah, ritiratosi lo scorso febbraio e già prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione dei popoli, presidente del Consiglio Cor Unum e prefetto emerito della Congregazione per la liturgia e la disciplina dei sacramenti.
Turkson è originario di Nsuta-Wassau (Ghana), dove nacque 73 anni or sono. Ordinato sacerdote nel 1975, il cardinale ottenne una laurea in Sacra Scrittura al Pontificio istituto biblico nel 1980, e tra il 1987 e il 1992 conseguì il dottorato nello stesso istituto romano. Dopo dieci anni come arcivescovo di Cape Coast, in Ghana, nel 2003 venne inserito nel collegio cardinalizio da Giovanni Paolo II, come primo cardinale ghaneano. Durante il secondo Sinodo speciale dei vescovi dell’Africa, in ottobre 2009, il cardinale era stato nominato da Benedetto XVI° responsabile dell’ufficio di Giustizia e pace.
Seguendo la prassi ordinaria, Turkson ha motivato la sua scelta a conclusione del secondo quinquennio del suo mandato, ma molti sono gli elementi che fanno risalire il motivo più probabile a una certa frustrazione del cardinale, ormai piuttosto infastidito da tante chiacchiere e pettegolezzi circolanti nei corridoi vaticani.
Va peraltro rammentato che lo scorso agosto, il papa aveva accettato le dimissioni di mons. Bruno-Marie Duffè, segretario per quattro anni del nuovo dicastero, in verità giunto a fine mandato per aver raggiunto i 70 anni di età. Duffè era stato rimpiazzato, per scelta di Francesco, da suor Alessandra Smerilli, salesiana di don Bosco; mentre l’argentino padre Augusto Zampini rassegnava pure le dimissioni da segretario aggiunto e coordinatore della Commissione vaticana per il Covid-19.
Il dicastero guidato da Turkson è tra quelli che il papa ha più a cuore, poiché incaricato di tematiche di rilievo e che stanno particolarmente a cuore a Francesco, quali ambiente ed ecologia, flussi migratori e uguaglianza, e giustizia economica. Non è stato facile il processo di integrazione tra i quattro ex consigli pontifici oggi unificati, e la sfida ad armonizzarli e conservarne la necessaria operatività è certamente un compito arduo.
Va anche sottolineato che prima delle dimissioni, avvenute in agosto, papa Francesco aveva invitato il cardinale di Chicago, Blase Joseph Kupich, ad effettuare una ‘visitazione’ del dicastero retto da Turkson, nel contesto di una ordinaria valutazione delle attività dei dicasteri in genere, per capirne le condizioni operative. In effetti, in precedenza simili verifiche erano state condotte, prima che venissero nominati nuovi prefetti, per le congregazioni per il Clero e per la Liturgia e i Sacramenti.
Va detto, tra l’altro, che il cardinal Turkson era stato enumerato tra i possibili candidati a sedere sul trono pontificio. Se ciò fosse avvenuto si sarebbe trattato del primo papa africano nero in 1.500 anni. Il nome emerso come eventuale sostituto di Turkson è quello del cardinal Francesco Montenegro, arcivescovo emerito di Agrigento fino al maggio scorso.