Una raccolta di firme, con l’obiettivo di arrivare a un milione. È la finalità che si propone Stop border violence, l’iniziativa europea che partirà ufficialmente il 10 di luglio, chiedendo alla Commissione Ue misure concrete per contrastare e prevenire violenze e torture contro migranti e rifugiati in Europa e alle frontiere.
Un’azione politica corale che domanda ai paesi che aderiscono all’Unione europea di “garantire il pieno rispetto” dell’art. 4 della Carta dei diritti fondamentali, che prescrive “l’obbligo non solo di repressione ma anche di prevenzione di atti di tortura, trattamenti disumani e degradanti nei confronti di tutti gli individui”.
“Gli abusi e le violenze sono diventate il tratto dominante della governance europea nella gestione del fenomeno migratorio. Il nostro status di cittadini europei ci impone di agire per chiedere all’Europa di tornare a dare significato alle solenni parole sottoscritte nel 2000 a Nizza dai capi di Stato e di governo dei nostri paesi”, scrivono le realtà firmatarie tra cui figurano i Missionari Comboniani, il Tavolo per la Pace, Laudato Sì, Mediterranea Saving Humans, il Movimento Europeo, Osservatorio Diritti, Baobab Experience.
Partono dal preambolo della Carta dei diritti fondamentali europea ricordando che “l’Unione europea si fonda sui valori indivisibili e universali della dignità umana, della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà”, anche se, oramai da anni, si assiste “alla continua e sistematica violazione di questi principi”.
Nel testo si denuncia “la militarizzazione ed esternalizzazione delle frontiere interne ed esterne; i respingimenti brutali; le violenze perpetrate nell’ambito degli Stati membri e nei paesi terzi con cui l’Europa ha stretto accordi per impedire l’ingresso nel proprio territorio dei richiedenti asilo”.
Sottolineando come “in Croazia, Francia, Grecia, Italia, Spagna, come in Libia e Turchia, si verifica ormai da tempo l’impietosa sospensione dei diritti umani”.
Per questo motivo la richiesta della “istituzione di meccanismi di monitoraggio volti a rilevare e fermare gli abusi dei diritti fondamentali e gli atti lesivi della dignità umana, tanto alle frontiere che nello spazio comune europeo; il recesso ovvero la non stipulazione pro futuro di accordi internazionali in materia di contenimento dei flussi migratori con Stati terzi colpevoli di gravi violazioni dei diritti umani; standard minimi di accoglienza validi per tutti i paesi Ue e per l’intero periodo di permanenza sui loro territori; l’eventuale previsione di sanzioni specifiche in caso di violazione delle normative Ue”.
Una richiesta di varie realtà di cittadine e cittadini europei che rivendicano “il diritto ad essere governati secondo civiltà e legalità”.