Nell’Africa subsahariana, le discariche di rifiuti continuano a rappresentare un tasto dolente per la maggior parte dei paesi. In 44 nazioni analizzate è emerso che il 95% delle discariche sono prive di regolamentazione. Questi siti, che accolgono costantemente nuovi rifiuti (provenienti anche dall’Occidente) ben oltre la loro capacità massima, sono una fonte di emissioni di gas serra estremamente nocivi. Il risultato sono danni ambientali ed economici che frenano lo sviluppo dei paesi a medio e basso reddito.
Su questo aspetto che si basa lo studio di Nkweauseh Reginald Longfor, giovane scienziato camerunense, attualmente ricercatore presso l’Università Sophia di Tokyo e il cui obiettivo è offrire un’analisi costi-benefici della gestione dei rifiuti attraverso l’implementazione di una strategia di riduzione delle emissioni.
Attualmente, il 70% dei rifiuti urbani finisce in discariche non regolamentate. La loro decomposizione rilascia gas dannosi come anidride carbonica, nitrati e idrogeno solforato, contaminando l’aria e le fonti d’acqua.
Tuttavia, la soluzione potrebbe derivare dalla trasformazione di questi rifiuti in fonti energetiche. La pratica della digestione anaerobica, un processo naturale che converte i rifiuti organici in biogas, offre una risorsa preziosa: il metano. Le discariche sanitarie, che prevedono l’installazione di impianti per catturare il gas, permettono di generare elettricità, riducendo così le emissioni dannose.
L’aspetto più sorprendente è il potenziale economico di questo approccio. Le pratiche attuali di smaltimento dei rifiuti potrebbero causare alla sola Etiopia danni per 6,7 miliardi di dollari entro il 2060, se si stima che un chilogrammo di emissioni di metano costi, in media, 1.943 dollari. Lo stesso dicasi per altri paesi industrializzati o con economia in crescita come Nigeria, Repubblica democratica del Congo, Sudafrica e Tanzania.
Tra i paesi più a rischio però, sono stati individuati le Maurizio e Capo Verde, le cui discariche sono già piene per il 90% e 91%, senza che attualmente ci siano prospettive di smaltimento. Due paesi che di solito guidano le classifiche dei paesi africani per diritti, sviluppo e democrazia, ma arrancano sul piano ambientale.
Tuttavia, l’implementazione di tecnologie di cattura e utilizzo del metano potrebbe essere una soluzione efficiente e redditizia. La generazione di energia da queste fonti potrebbe fornire un surplus di elettricità, migliorando notevolmente la fornitura energetica per ogni cittadino africano. Inoltre, l’adozione di politiche che promuovano investimenti privati nelle tecnologie di gestione dei rifiuti potrebbe portare benefici economici, sociali ed ambientali tangibili. (AB)