La discussa corsa del Kenya verso il nucleare - Nigrizia
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Al summit di Nairobi con gli Stati Uniti è stato lanciato il progetto della prima centrale del paese
La discussa corsa del Kenya verso il nucleare
La località di Kilifi, affacciata sull’Oceano Indiano, è in pole per ospitare l’infrastruttura. Che preoccupa attivisti e residenti per l’impatto ambientale e gli effetti sul turismo
11 Settembre 2024
Articolo di Rocco Bellantone
Tempo di lettura 5 minuti
(Credit: Johannes Plenio 2019/Pexels)

Nel futuro energetico del Kenya ci sarà un ricorso sempre più massiccio al nucleare. La direzione è stata definita in occasione dello US-Africa Nuclear Energy Summit 2024, tenutosi a Nairobi dal 27 al 30 agosto e a cui hanno partecipato delegazioni di Stati Uniti, Sudafrica, Ghana, Uganda, Nigeria, Francia, Botswana, Camerun, Tanzania, Burkina Faso, Etiopia, Marocco, Austria, Somalia, Benin, Namibia e Mauritius.

Il 27 agosto, nella giornata di apertura dei lavori, dopo un incontro tra alti funzionari della Kenya Nuclear Regulatory Authority e una delegazione della US Nuclear Regulatory Commission, è stato deciso che Kenya e Stati Uniti firmeranno un memorandum d’intesa sull’uso sicuro della tecnologia nucleare nel paese africano.

La sigla al documento verrà posta a Vienna, in occasione della Conferenza generale dell’AIEA (Agenzia internazionale per l’energia atomica) sulla cooperazione globale in campo nucleare, dal 16 al 20 settembre.

Sono dunque gli Stati Uniti il principale partner nel percorso politico, industriale e in termini di investimenti in tecnologia, avviato anni fa dal Kenya per un uso del nucleare non solo in ambito energetico ma anche nella medicina e nell’agricoltura.

La prima centrale nucleare del paese

Il summit di Nairobi è stato il trampolino di lancio per il progetto della prima centrale nucleare kenyana che, da programma governativo, dovrebbe entrare in funzione tra il 2032 e il 2034. Tra i due siti individuati dal governo – Kilifi e Kwale, località entrambe affacciate sull’Oceano Indiano – il primo appare quello ormai più probabile.

L’inizio dei lavori è stato fissato per il 2027 per un costo stimato di 500 miliardi di scellini kenyani (circa 3,5 miliardi di euro), soldi che verranno messi insieme attraverso l’attivazione di una serie di partnership pubblico-privato.

Ci sarà tempo fino al giugno del 2026 per presentare delle offerte per la costruzione dell’impianto. Mentre all’inizio del 2030 sarà commissionata la realizzazione di un reattore di ricerca (che produce neutroni a scopi di ricerca e sanitari) da installare all’interno della centrale.

Attraverso questa infrastruttura il Kenya punta ad aumentare la propria capacità di produzione di energia, a ridurre le emissioni di carbonio e creare nuovi posti di lavoro.

Grazie alla centrale nucleare non solo il paese potrà soddisfare il fabbisogno interno di energia elettrica, ma anche esportare il surplus nei paesi limitrofi. Nella fase di costruzione dell’impianto saranno impiegate fino a 7mila persone, mentre per la sua gestione a manutenzione continueranno a lavorare in 700. 

Le proteste 

L’annuncio della costruzione di una centrale nucleare affacciata sull’Oceano Indiano ha sollevato obiezioni e proteste da parte dei gruppi locali di attivisti e dei residenti di Kilifi, preoccupati per la sicurezza dell’impianto e per il suo impatto ambientale.

La Kenya Anti-Nuclear Alliance da mesi esorta il governo a concentrare politiche e investimenti sulle fonti di energia rinnovabile, fronte su cui il paese marcia spedito da tempo.

Stando ai proclami governativi infatti, attualmente il Kenya genera da fonti alternative alle fossili circa il 90% dell’energia prodotta internamente – attingendo da geotermico, idroelettrico, eolico e solare – con l’obiettivo di arrivare al 100% entro il 2030.

Ma il presidente William Ruto, messosi più volte in mostra negli sforzi del continente africano nella lotta alla crisi climatica, non ha alcuna intenzione di indietreggiare, convinto che sarà proprio l’apporto garantito dal nucleare a lanciare definitivamente la transizione energetica del paese.

Gli importanti interessi economici in gioco sembrano destinati ad avere la meglio sulle proteste degli abitanti della contea di Kilifi, già alle prese da tempo con l’emergenza dei rifiuti in plastica alla cui raccolta e al cui smaltimento il governo non sembra essere particolarmente interessato.

I residenti temono però, soprattutto, gli effetti che un’opera di questo tipo potrà avere sul turismo, principale fonte di introiti per tutte le località costiere del Kenya. Kilifi è una contea famosa le sue spiagge di sabbia bianca, i frutti del mare, le barriere coralline e le fitte foreste di mangrovie, bellezze che la rendono una delle principali destinazioni turistiche del paese.

Sul piano della sicurezza, a rassicurare sulla tenuta del progetto è stata l’AIEA che ha dato la sua approvazione nel 2021 e che adesso sta monitorando gli impegni presi dal governo kenyano per adeguarsi agli standard internazionali previsti dal punto di vista operativo, della formazione, giuridico e normativo.

Nucleare in Africa

Oltre il Kenya sono molti i paesi africani che stanno integrando il nucleare nei loro piani di sviluppo energetico, incoraggiati dalle ingenti riserve di uranio sparse nel continente: tra questi ci sono l’Egitto, il Marocco, il Niger, la Nigeria, il Sudan e il Ghana.

Tra i progetti messi in cantiere in questi stati non ci sono solo centrali nucleari ma anche l’installazione di piccoli reattori modulari (small modular reactors) che utilizzano reazioni di fissione nucleare per creare calore da usare direttamente o per generare elettricità.

Al momento il Sudafrica è l’unica nazione africana a disporre di un programma nucleare per scopi civili, con due reattori in funzione da oltre trent’anni. La sua centrale Koeberg Nuclear Power Station, situata nei pressi di Città del Capo, fornisce circa 1.900 MW di elettricità al paese. E il governo punta a costruirne un’altra con una capacità di 2.500 MW.

L’Egitto sta costruendo una centrale a El Dabaa, sul Mediterraneo, per generare 1.200 MW di energia.

Particolarmente attivo è anche il Rwanda che ha firmato un accordo con una startup canadese-tedesca per costruire un reattore nucleare sperimentale con l’obiettivo di ridurre la sua dipendenza dai combustibili fossili. È a Kigali che si terrà il prossimo US-Africa Nuclear Energy Summit nel 2025.

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