Presentato oggi in contemporanea in decine di città italiane, il Dossier Statistico Immigrazione 2024, curato da Idos in collaborazione con Confronti e Istituto di studi politici S. Pio V, restituisce anche quest’anno, nelle sue 510 pagine, un’immagine non distorta del fenomeno migratorio in Italia nel contesto mondiale.
Prima ancora delle cifre, come non mai indispensabili per capire, il Dossier ci dà gli strumenti concettuali precisi, acuti per cogliere la costruzione del “mostro migrante”, iniziata molti anni fa, ma che il governo di destra persegue con scrupolo e intelligenza.
Il migrante è diventato il capro espiatorio che giustifica la violenza del sistema, legalizzata in un pletora di norme sempre più repressive ed escludenti.
Un’altra storia
I numeri da anni ci raccontano un’altra storia. La popolazione straniera in Italia è passata dall’8,7% del totale dei residenti nel 2020 al 9% nel 2023.
Il modesto incremento percentuale è dovuto non solo all’aumento di quasi 136mila persone straniere in più ma anche e soprattutto alla perdita di oltre 246mila residenti in Italia, che nel 2023 conta una popolazione totale di 58.989.749 contro i 59.236.213 del 2020.
Nulla a che vedere dunque con una “invasione” o una “emergenza”, quest’ultima invocata da ormai più di 40 anni e che ha di fatto perso ogni concreto significato.
La presenza africana
L’Africa partecipa in misura relativamente contenuta al fenomeno migratorio in Italia, stabilmente attorno al 22%, mentre contrariamente a ogni immaginario collettivo, è l’Europa il continente da cui arriva il maggior numero dei migranti, con poco meno della metà, 47% nel 2023.
La comunità di origine straniera più consistente rimane di gran lunga quella della Romania (1.081.836 nel 2023), seguita dalla quella albanese (416.829). La terza è una comunità africana, quella del Marocco (415.088). Le altre comunità africane sono molto distanti: Egitto con 147.797, Nigeria con 123.646, Senegal con 112.598 e Tunisia con 102.422 persone (dati 2022).
Uno dei temi più utilizzati dal governo per argomentare contro la presenza delle persone straniere in Italia sono i costi.
Basterebbero i dati relativi all’operazione Albania, con i costi di andata e ritorno delle navi militari per il primo approdo e ritorno, per comprendere come alcune spese siano semplicemente degli sprechi voluti a fine di propaganda.
I contributi alle casse dello stato
Il Dossier 2024 relativo ai dati 2023 non poteva ancora registrarli ma è altamente significativo che a fronte di un’uscita da parte dello stato per prestazioni sociali (pensioni, sanità, istruzione, servizi locali, accoglienza, ecc.) di 32,5 miliardi di euro a favore degli stranieri, gli stessi abbiano contribuito alle entrate dello stato per 35,6 miliardi di euro, attraverso il pagamento di imposte, tasse, tributi di diverso tipo.
Insomma gli stranieri in Italia danno allo stato italiano più soldi di quanto lo stato spenda per loro, il contrario di quanto avviene per gli italiani: lo stato spende per loro 592,5 miliardi di euro, ricevendone 506,1 miliardi. Per lo stato italiano, quindi, gli stranieri in Italia sono un affare!
E, monetariamente parlando, sono pure un vantaggio anche per i paesi di origine, attraverso le rimesse, vero motore dello sviluppo umano e di crescita economica a livello planetario. Le rimesse dall’Italia, tuttavia, hanno registrato un modesto arretramento.
Calo delle rimesse in Africa
Più deciso il calo dei flussi delle rimesse verso l’Africa subsahariana, che ammontano a 2miliardi e 12 milioni di euro.
Alla luce di questi dati c’è da chiedersi il perché di un Piano Mattei privo di risorse (5,5 miliardi di euro), quando una diversa politica migratoria avvantaggerebbe sia l’Italia che i paesi africani. Non è la sola contraddizione, l’analisi del Piano Mattei, evidenziata dal Dossier Immigrazione.
Un’ultima considerazione, rinviando a una lettura più approfondita del lavoro presentato oggi (vera e propria miniera di dati e di ricerche puntuali: la mostruosità giuridica costruita attorno alle migrazioni per giustificare violazioni dei diritti elementari, violenze gratuite, repressioni senza vero scopo se non il male hanno costruito la premessa per estendere progressivamente proibizioni, repressioni, privazioni di servizi essenziali e di umanità anche ad una parte sempre più consistente della popolazione italiana.
Una lettura attenta del Dossier e dei provvedimenti del governo ci porta a questo amaro scenario, un tempo forse solo immaginato. Oggi ci siamo già dentro con i vari decreti sicurezza, i tagli alla sanità, alla scuola e ai servizi.