Eletto presidente Hakainde Hichilema, nello Zambia si respirava un rinnovato senso di ottimismo. Il neo capo di stato si era impegnato ad attrarre investitori, risolvere la crisi del debito, rilanciare il settore minerario e difendere quei diritti umani lesi nei governi precedenti.
Che è successo, invece, in questi 3 anni di potere? Il tasso di inflazione annuale ha raggiunto a settembre il livello più alto in quasi quattro anni. L’economia è cresciuta al ritmo più lento del previsto, colpa anche della siccità indotta da El Niño. Sono aumentati i prezzi dei prodotti alimentari. Calata la produzione del rame, principale fonte di guadagno del paese. Una situazione economica che incide sulla quotidianità degli zambiani, sempre più impoveriti.
Politicamente, poi, è un continuo scambiarsi colpi sottobanco tra i due rivali storici: Hichilema e Edgar Lungu. Si è raggiunto il parossismo quando quest’ultimo è stato diffidato dal fare jogging in pubblico, poiché la polizia ha descritto i suoi allenamenti settimanali come “attivismo politico”. Diritti sfregiati a oppositori, giornalisti e manifestanti. Una situazione così critica da spingere i vescovi a denunciare le «significative restrizioni alla libertà democratica». Anche nello Zambia si governa attraverso paura e repressione.