Nuove droghe africane
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Una diffusione sempre più capillare
Le nuove droghe africane
02 Novembre 2023
Articolo di Rocco Bellantone
Tempo di lettura 3 minuti

L’poufa, Flakka, Gheddafi, Kobolo, Kush, Volet, La bombé. Sono solo alcune delle nuove droghe che stanno mietendo dipendenze e vittime tra i giovani di tutto il continente africano.

Se L’poufa e Flakka sono molto diffusi in Marocco, Kobolo lo è in Gabon, Kush in Sierra Leone, Volet in Senegal, Gheddafi in Costa d’Avorio e La bombé in Repubblica democratica del Congo.

Devastanti al pari, se non di più, delle tradizionali sostanze stupefacenti e psicotrope, queste nuove droghe piacciono perché meno costose e più facili da reperire. Per procurarsene alcune o prepararsele da sé, infatti, spesso basta entrare in una farmacia. Fattori che bastano, da soli, per spiegare la loro preoccupante diffusione tra i ragazzi.

Consumatori con meno di 35 anni

Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC), in Africa il 70% delle persone che fanno uso di droghe ha meno di 35 anni.

Tra il 2017 e il 2021 la metà dei sequestri di farmaci oppioidi è avvenuto proprio in Africa. Il tramadolo, un oppioide sintetico che costituisce il principio attivo di diversi antidolorifici, è uno dei farmaci più usati per produrre questi mix micidiali che stanno attecchendo tra i giovani di tutte le classi sociali, dagli slum delle megalopoli ai quartieri ricchi delle capitali e delle principali città.

Gheddafi e Kush

Gheddafi è una miscela di tramadolo e vody, un energy drink con dentro una rilevante quantità di vodka. In chi lo assume il mix provoca una iniziale sferzata di energia. Ma basta poco per passare dalle vertigini di una notte a uno stato di dipendenza permanente. In Costa d’Avorio, il paese in cui questa droga è diventata una vera e propria moda, i morti per overdose sono sempre di più.   

In Sierra Leone, invece, è sempre più popolare il Kush. Si tratta di foglie essiccate mescolate con acetone. Fumato o iniettato, il Kush priva chi lo consuma dell’appetito e del sonno, rendendolo facilmente dipendente.

La cocaina dei poveri

Diverso è il caso de L’poufa molto popolare tra i giovani marocchini. Questa droga, ribattezzata la “cocaina dei poveri”, spinge chi ne fa uso a eccessi di rabbia incontrollati con ripercussioni fisiche e sul piano psicologico drammatiche. L’poufa provoca mal di testa, nausea e vomito. Successivamente, da questi effetti si passa a prolungati stati d’ansia e allucinazioni fino a tachicardia e difficoltà respiratorie.

Per ottenere una dose de L’poufa si mischia cocaina o eroina con bicarbonato di sodio o ammoniaca. Il cocktail viene versato in un cucchiaio che, una volta riscaldato, produce dei cristalli che vengono poi fumati su della carta stagnola.  

Il consumo de L’poufa, in particolare a Casablanca, è esploso durante il periodo del Covid-19. Nella parte settentrionale del Marocco sarebbero più di 30mila le persone ricoverate a causa dell’uso di questa droga.

Il costo di un grammo può passare da 400 a 1.200 dirham (da 37 a 110 euro circa) in base al suo livello di alterazione ed è popolare soprattutto tra gli studenti delle scuole superiori.

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