Non solo le tensioni dovute al conflitto nella Striscia di Gaza. L’Egitto sta subendo anche un duro colpo alla sua già provata economia in seguito alla riduzione del traffico di navi mercantili in transito attraverso il Canale di Suez.
Gli attacchi degli houthi yemeniti alle imbarcazioni in provenienti e dirette al Mar Rosso, hanno infatti spinto gran parte dei colossi del commercio mercantile a optare per la circumnavigazione dell’Africa, attraverso il Capo di Buona Speranza.
Normalmente per l’Egitto le entrate derivanti dalla tassa di transito costituiscono circa il 10% delle entrate in valuta estera, di cui il paese ha disperato bisogno, ma nei primi dieci giorni di gennaio c’è stata una riduzione del 30% su base annua del traffico a Suez, con solo 544 navi passate dal canale, rispetto alle 777 dello scorso anno.
Per questo motivo le autorità hanno imposto un repentino aumento del 15% della tassazione per alcuni trasporti, a partire dal 17 gennaio.
Per il Cairo una tassa vitale che nell’anno fiscale 2022/2023, concluso il 30 giugno 2023, aveva portato nelle casse statali circa 8,8 miliardi di dollari, con un aumento del 25,2% rispetto ai 7 miliardi di dollari dell’anno fiscale precedente.
Il parziale blocco dei trasporti commerciali nel Mar Rosso rappresenta un duro colpo il paese, che già dal 2022 sta affrontando una serie di difficoltà, a partire dalla prolungata carenza di valuta estera e dall’ingente indebitamento, sommati al peso dell’inflazione – che nell’agosto 2023 ha raggiunto il record del 39,7% – e alla svalutazione della sterlina egiziana, imposta dal Fondo monetario internazionale per la concessone di nuovi finanziamenti.
Una crisi finanziaria per fronteggiare la quale il governo ha tagliato drasticamente la spesa pubblica e i servizi sociali, aumentando le tasse su molti servizi pubblici. Un mix micidiale per la popolazione, la maggior parte della quale è ora impoverita o sull’orlo della povertà.