Il faraone d’Egitto vuole copiare il modello cinese sulla politica demografica e nel frattempo «una migrazione legale e condizionata» verso i paesi con carenza di nascite.
Abdel Fattah al-Sisi, presidente autocratico del paese, ha lanciato le sue proposte in occasione della Conferenza mondiale sulla popolazione, la salute e lo sviluppo, in corso al Cairo.
400mila nascite
Per una crescita regolata «avremmo bisogno di 400mila nascite ogni anno, mentre l’Egitto ne ha registrate quasi 2,2 milioni nel 2022». Un numero troppo elevato, a suo avviso, per un paese che già oggi ha 105 milioni di abitanti.
Posizioni diverse dal suo ministro della sanità
Poco prima dell’intervento del presidente, era intervenuto il suo ministro della sanità e della popolazione, Khaled Abdel Ghaffar, che si era espresso con pensieri esattamente opposti: «Avere figli è una libertà totale».
Un’uscita che non è piaciuta affatto ad al-Sisi. «Non sono d’accordo con la tua idea che avere figli sia una questione di libertà totale. Lasciare la loro libertà a persone che potenzialmente non conoscono la portata della sfida? Alla fine, sarà tutta la società e lo stato egiziano a pagarne il prezzo. Dobbiamo organizzare questa libertà altrimenti si creerà una catastrofe».
Seguire la Cina Pechino
La sua proposta ricalca la politica di programmazione cinese che prevedeva un figlio a famiglia. «I cinesi – ha precisato – hanno assunto questa decisione nel 1968 e per abbandonarla ufficialmente nel 2015, permettendo a tutte le coppie sposate di avere un secondo figlio. Questa politica ha funzionato».
Migrazione controllata
E nel frattempo che fare? E qui al-Sisi ha introdotto una proposta singolare che non farà certamente piacere ai sovranisti europei: una migrazione regolare e regolata nei paesi che soffrono di carenze di nascite. Ha citato il caso della Serbia (poteva indicare l’Italia tra i paesi con il più basso tasso di crescita demografica): «Per Belgrado regolamentare la migrazione può rappresentare una grande opportunità. I migranti potrebbero essere utilizzati come manodopera per l’economia di questi paesi», ha spiegato. Precisando, poi, che « la migrazione legale è una soluzione per affrontare la carenza di manodopera in qualsiasi paese attraverso il coordinamento tra le parti e l’individuazione di periodi specifici».
Che questa proposta azzoppi ogni aspirazione di crescita personale e professionale dei migranti che partono è un problema che al-Sisi non si pone.