C’è qualcosa di medievale nella nuova capitale amministrativa dell’Egitto.
I suoi perimetri murati si ergono nel deserto a soli 45 km a est del Cairo, nota come una delle città più antiche del mondo.
Ma laddove un tempo i ponti levatoi e le torri di guardia avrebbero tenuto a bada i nemici, la Nuova Capitale Amministrativa farà affidamento su videocamere e strumenti di sorveglianza ad alta tecnologia.
Si stima che la costruzione della nuova città sia costata l’incredibile cifra di 59 miliardi di dollari. I lavori per l’imponente sito sono iniziati nel 2014 e ora sono in fase di completamento.
Città high tech
Le infrastrutture molto moderne hanno contribuito a pubblicizzare il nuovo centro come “città intelligente”; infatti i residenti useranno carte elettroniche per accedere agli edifici ed effettuare pagamenti e, secondo quanto riferito, 6mila telecamere monitoreranno le strade di Capital City.
I funzionari affermano che i punti di accesso elettronici e l’ampio sistema di sorveglianza saranno utilizzati per rilevare eventuali piani criminali e garantire la sicurezza dei residenti della città, che si prevede raggiungerà una popolazione di 6 milioni di persone.
Ma in un tempo come l’attuale, caratterizzato in tutto il paese da un sistema repressivo senza precedenti, con migliaia di persone arrestate senza chiare motivazioni o semplicemente per presunto dissenso, i rapporti sulle disposizioni di sicurezza ad alta tecnologia della nuova capitale hanno suscitato forti preoccupazioni.
Molti temono, infatti, che la sorveglianza elettronica si diffonderà ulteriormente nelle vaste aree urbane dell’Egitto.
Stringente controllo statale
Negli ultimi anni, il controllo statale in ogni ambito, dai permessi di soggiorno al conto dei cellulari e all’accesso ai negozi duty-free, appare sempre più centralizzato e decisamente efficiente: se ad esempio una persona non rinnova il visto di residenza, si ritrova immediatamente con il telefono sconnesso.
Il nuovo sistema, inoltre, segnala che le persone considerate indesiderabili o prive di documenti non saranno ammesse all’interno delle mura della Nuova Capitale Amministrativa.
Anche nelle aree storiche del Cairo, la polizia controlla regolarmente i documenti e limita l’accesso ad alcuni quartieri esclusivi, prendendo di mira in particolare i giovani e coloro che appaiono di simpatie islamiste.
Sotto la presidenza al-Sisi, la spinta per creare un nuovo Egitto ha visto anche l’espandersi di comunità recintate in stile nordamericano alla periferia del Cairo, mentre interi quartieri storici fatiscenti nel centro della città sono stati rasi al suolo.
La minoranza egiziana più ricca, in realtà, ha sempre cercato di separarsi totalmente dai concittadini impoveriti.
Per chi ha soldi e legami sociali, le vacanze estive vengono trascorse in club privati e su spiagge chiuse lungo la costa mediterranea, le ville di cui sono proprietari si trovano all’interno di recinti murati con sicurezza garantita giorno e notte.
Spazi pubblici cancellati
Al Cairo, tra l’altro, gli spazi pubblici sono quasi scomparsi. Per milioni di poveri cairesi, non ci sono quindi quasi più aree dove passeggiare e ristorarsi.
Una grande piazza davanti allo storico Abdeen Palace, dove un tempo i ragazzi giocavano a calcio a tutte le ore, è ora recintata e ci può entrare solo chi paga un biglietto d’ingresso.
Gran parte degli spazi sulle sponde del Nilo sono stati rimodellati, i piccoli venditori ivi operanti sono stati rimossi e sono state costruite ampie passerelle lungo il bordo dell’acqua.
Diversamente dal passato, ora un visitatore che desideri fare una passeggiata lungo il fiume, può farlo solo pagando un biglietto.
La famosa e vivace piazza Tahrir, luogo della rivolta popolare del gennaio 2011 che aveva condotto alla destituzione del presidente Hosni Mubarak, è abbellita e alberata, gli edifici circostanti sono stati recentemente ridipinti e restaurati.
L’obelisco di Ramses II al centro dell’incrocio è oggi splendidamente illuminato.
Ma dove un tempo le famiglie si riunivano per respirare l’aria fresca della notte, ci sono guardie di sicurezza in uniforme e poliziotti in borghese.
Nelle ultime settimane, gli impiegati dei vari ministeri governativi hanno cominciato a trasferirsi per il lavoro nella Nuova Capitale.
Si dice che ora circa 20mila dipendenti facciano quotidianamente il percorso dal centro città ai nuovi uffici. Seguiranno quasi certamente le ambasciate straniere e le università private.
Il presidente al-Sisi ha affermato ultimamente che la nuova capitale e il trasferimento dei dipendenti del governo sono segni concreti della «nascita di una nuova Repubblica».