I faraoni non erano neri. Punto. Questo non lo dicono i fatti – che dimostrano anzi il contrario – ma lo dice l’Egitto. Le voci che vanno in un’altra direzione vengono accusate di riscrittura della storia. E per questo, messe a tacere.
È successo a Kevin Hart, che si è visto cancellare lo show di febbraio a Il Cairo, dopo aver rilasciato alcune dichiarazioni ritenute “afrocentriche”. Nello specifico, aveva ricordato al pubblico americano come nella storia dell’antico Egitto ci fossero stati anche faraoni neri.
E succede ora a Travis Scott, cantante afroamericano di fama mondiale, che il 28 luglio avrebbe dovuto tenere un concerto ai piedi delle piramidi di Giza, cosa già fatta più volte in passato da altri artisti.
Ma questa volta, il sindacato dei musicisti egiziani ha detto di no. E’ intervenuto lo scorso martedì, dicendo che il progetto non era in linea con i valori tradizionali della musica del paese. Nel comunicato che rivela la loro decisione è scritto che il sindacato accetta qualsiasi concerto, a condizione che “non leda usi e costumi o discendenza del popolo egiziano”. E cita addirittura “strani rituali” che sarebbero in teoria compiuti da Scott e che renderebbero per questo fuori luogo la sua esibizione. A cosa si faccia riferimento esattamente, non è dato saperlo.
Ma basta andare sul suo profilo Instagram, comunque, per vedere la campagna d’odio che lo ha colpito per la programmazione di questo concerto. Migliaia di commenti che recitano “You are not welcome in Egypt” e che lo accusano di afrocentrismo, per il suo impegno nel sottolineare l’importanza del ruolo delle persone nere nella storia dell’umanità.
È il secondo artista afroamericano a cui viene vietato esibirsi nel corso di pochi mesi.
Nonostante non vi sia alcun riferimento ufficiale alla cosa, è difficile non pensare alle tensioni che corrono da mesi tra il mondo afroamericano e afrodiscendente in genere e l’Egitto, soprattutto dopo l’uscita su Netflix della serie La regina Cleopatra, dove Cleopatra viene appunto interpretata da un’attrice nera. Una scelta che ha scatenato l’indignazione del popolo egiziano e che è stata addirittura denunciata e l’Egitto ha annunciato la produzione di un documentario mirato a rilevare l’effettiva “verità storica” sulla questione.
(AB)