Siamo nella settimana calda, quella delle elezioni. La mattina di giovedì 12 agosto si apriranno le urne e più di 7 milioni di cittadini registrati al voto si metteranno in fila pazientemente per decidere le sorti del paese nei prossimi cinque anni, eleggendo presidente, parlamento e consigli locali.
Le scuole comunitarie sono pronte a ricevere migliaia di elettori che in un solo giorno eserciteranno il loro diritto e dovere di esprimersi politicamente, in un paese che si è sempre contraddistinto in tutto il continente per le sue elezioni pacifiche. Nonostante le tensioni politiche siano aumentate da quando Edgar Chagwa Lungu ha sostituito Michael Sata alla presidenza dopo la sua morte, nel 2014, come denunciato anche in un recente rapporto di Amnesty International.
Le strade sono piene di simboli politici, prevalentemente del colore verde del Fronte patriottico (Patriotic front – Pf), partito al governo, guidato da Lungu. Il verde spicca negli angoli delle vie, sui mezzi pubblici, nei mercati e nelle stazioni. Magliette, cappellini e stoffe con l’immagine di Lungu, sembrano essere in netta maggioranza a Lusaka, la capitale, mentre il rosso del partito d’opposizione, il Partito unito per lo sviluppo nazionale (United party for national development -Upnd) di Hakainde Hicilema, è decisamente in minoranza.
Questo però potrebbe non essere un indicatore valido per pronosticare l’esito di queste elezioni. Molti non indossano appositamente colori di altri partiti, per paura di ritorsioni o di essere infastiditi dai cadres, ovvero i sostenitori più agitati e violenti dei partiti.
Altri ancora, sono ironicamente chiamati watermelon, angurie: verdi fuori, nei luoghi pubblici, ma rossi dentro la cabina elettorale. I partiti dispensano regali, come indumenti e altri gadget, e la gente li riceve e li indossa indipendentemente da quello che voterà. Ѐ facile vedere persone con magliette verdi e faccia di Lungu stampata davanti che probabilmente però, al momento del voto, darà la preferenza al rosso di Hicilema.
Altri due dei restanti 14 candidati possono strappare un po’ di voti senza però avere alcuna ambizione di vittoria: il giovane leader del Partito democratico (Democratic party – Dp) Henry Kalaba, e il giornalista nonché businessman Fred M’membe, leader del Partito socialista (Socialist party – Sp). Il Movimento per la democrazia multipartitica (Movement for multiparty democracy – Mmd), partito storico guidato dal pastore pentecostale Nevers Mumba, sembra non avere alcuna possibilità di tornare agli antichi splendori.
Nel caso in cui nessuno dei due principali contendenti raggiunga il 50 per cento +1 dei voti si tornerà alle urne entro 37 giorni.
Il clima è sostanzialmente tranquillo, in particolare dopo che è stata intensificata la presenza di militari nella capitale, schierati dal governo il 1 agosto, ufficialmente per motivi di sicurezza dopo che ripetuti scontri tra sostenitori del Pf e del Upnd hanno causato due morti il 30 luglio nella capitale.
Resta il fatto che lo spiegamento di più di mille soldati in assetto antisommossa e con mezzi militari pesanti non aiuta a far percepire sicurezza, anzi. L’esercito è per le strade ormai da qualche giorno e la gente sa che i soldati utilizzano metodi violenti per mantenere l’ordine.
L’emergenza Covid, con le sue restrizioni, ha totalmente stravolto il clima tipico delle elezioni del paese, rendendo difficile ogni pronostico sul risultato. Nonostante voci vicine al governo diano Lungu in netto vantaggio nei sondaggi, altre analisi vedono una situazione più bilanciata, una sorta di gara che si vincerà per una manciata di voti, una linea ancora più sottile di quella (13mila voti) che nel 2016 sancì la contestata riconferma di Lungu alla presidenza, lasciando ancora una volta Hichilema all’opposizione.
A preoccupare, ora, è il post-elezioni, ovvero i quattro giorni successivi, tra l’attesa del risultato e la sua ufficializzazione. Molti stranieri che lavorano in Zambia hanno già lasciato il paese e una buona percentuale dei rimanenti ha deciso di passare il periodo caldo nei parchi, fuori dai possibili centri ad alto rischio.
Questo è il momento più delicato. Staremo a vedere se il popolo zambiano resterà fedele alla sua indole pacifica o cederà alla violenza senza possibilità di ritorno.
Le sfide imminenti per presidente e parlamento che usciranno da questa tornata elettorale sono prima di tutto economiche, con l’urgenza di risollevare dalla difficile situazione finanziaria il paese, alle prese con un debito che è più che raddoppiato negli ultimi 5 anni, passando dai 4,8 miliardi di dollari del 2014 agli 11,2 miliardi del 2019. Con conseguente crescita dell’inflazione e del disagio sociale.