Un libro con due titoli e una svolgimento comune: far comprendere che cosa vuol dire essere donna, nera e di bassa estrazione sociale negli Stati Uniti. bell hooks è lo pseudonimo, rigorosamente minuscolo della scrittrice, attivista e femminista statunitense Gloria Jean Watkins, i cui scritti sono conosciuti in tutto il mondo.
Elogio del margine è una scelta di testi prodotti tra il 1991 e il 1998, tradotti e curati da Maria Nadotti, giornalista e saggista. Scrivere al buio è una lunga intervista, che risale al 1998, di Nadotti a hooks. Dall’introduzione di Maria Nadotti: «Ecco perché bell hooks non riduce il suo discorso ai diritti, all’eguaglianza e tantomeno alla “discriminazione positiva” e alla “correttezza politica”. Con tutta evidenza, la condizione catastrofica dei neri non è un errore del sistema bensì una sua struttura portante.
In America, come in molti paesi d’Europa che si pensano democratici, i nigger non sono necessariamente di pelle nera: corpi a perdere ridondanti e precariamente indispensabili, vanno, vengono, scompaiono in mare o e periferie urbane, si impigliano nella false burocrazie assistenziali, non lasciano traccia di sé e sembrano non avere del proprio passato. Li vogliamo così, ci servono così».
Per far nascere un pensiero in grado di combattere l’oppressione senza trascurare nessuna delle sue forme, hooks ha dovuto opporre «resistenza a qualunque schieramento mi dicesse di scegliere gli uni rispetto agli altri».