Gli Emirati Arabi Uniti prendono una decisione radicale per contrastare il problema dell’immigrazione: vietare i visti anche per motivi turistici a chi proviene da ben 21 paesi, 20 di questi africani.
Gli stati interessati sono Ghana, Sierra Leone, Sudan, Camerun, Nigeria, Liberia, Burundi, Guinea, Gambia, Togo, Repubblica democratica del Congo, Senegal, Benin, Costa d’Avorio, Congo, Rwanda, Burkina Faso, Guinea Bissau, Uganda, Comore e Repubblica Dominicana. La legge è entrata in vigore il 18 ottobre scorso.
La volontà è di bloccare ogni possibilità di entrare nel paese. Molte infatti sono le persone che raggiungono gli Emirati per cercare un lavoro con la scusa di un visto turistico, rimanendo poi illegalmente sul territorio.
Il tentativo di dare una stretta alla presenza straniera va avanti da qualche anno. Già nel 2018 il governo aveva provato a limitare i visti, richiedendo a chi proveniva da alcuni paesi un certificato di buona condotta prima di concedere l’ingresso nel paese, cosa che all’inizio di quest’anno era stata estesa anche all’Uganda – uno dei principali paesi di provenienza dei migranti africani negli Emirati, con almeno 10mila lavoratori stimati. Ora, il certificato non basterà più.
La notizia si aggiunge alla montagna di polemiche che da anni circolano sul trattamento dei migranti, e delle donne in particolare, da parte dei paesi del Golfo, dove, per altro, vigono leggi che rasentano la schiavitù per i lavoratori stranieri. Questi non sono soggetti ai diritti riconosciuti per i normali cittadini e sono vincolati ad un datore di lavoro, senza il di cui permesso non possono nemmeno rassegnare le dimissioni.
Il 17 ottobre scorso, inoltre, Alfred Mutua, ministro degli esteri kenyano, ha denunciato in parlamento il caso di ben 85 donne keniane morte nell’ultimo anno in Arabia Saudita e nei paesi limitrofi, dichiarando che proprio nei giorni precedenti altre 1.000 donne erano state rimpatriate. Molte di loro hanno denunciato di aver subito maltrattamenti. A questi numeri vanno aggiunti quelli dei due anni precedenti, con altre 89 persone morte, ufficialmente per arresto cardiaco.
Pochi giorni fa era invece circolata la notizia di un maxi rimpatrio in Nigeria, con 540 persone coinvolte e rispedite indietro col supporto del governo nigeriano, dopo che l’inasprimento delle leggi sugli immigrati negli Emirati hanno reso impossibile per molti la permanenza nel paese.
Questo giro di vite inasprisce anche la situazione già più che drammatica dello Yemen, luogo di transito dove tanti africani approdano per proseguire verso gli Emirati o l’Arabia Saudita. Lo Yemen è un paese completamente devastato da una guerra che ha causato una delle peggiori crisi umanitarie della storia, con oltre 20 milioni di persone, sui neanche 30 milioni di abitanti complessivi, bisognose di assistenza alimentare, sanitaria e di protezione, secondo i dati delle Nazioni Unite del 2021.
E nel mezzo di tutto questo, si ritrova ad essere terreno di passaggio di molti migranti che rimangono, in alcuni casi, bloccati lì: è la denuncia dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), che segnala come solo nell’ultimo anno siano arrivati nello Yemen ben 40mila africani, molti dei quali etiopici e somali. Pochi anni fa, gli stessi yemeniti avevano cercato rifugio dai bombardamenti lungo le coste somale.