In Africa all’aumento degli investimenti nella cosiddetta “transizione verde” non corrisponde una crescita dei posti di lavoro.
A sancirlo è il rapporto annuale sul Energia rinnovabile e occupazione pubblicato dall’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) e dall’Agenzia internazionale per l’energia rinnovabile (IRENA).
Lo studio rivela che gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili in Africa negli ultimi cinque anni non sono riusciti a garantire una crescita dell’occupazione nel settore, in contrasto con le tendenze a livello globale.
I dati mostrano che la capacità installata di energia rinnovabile in Africa è aumentata del 18% (a 63.034 MW) nel 2022, mentre gli investimenti nel settore sono aumentati del 44% in cinque anni (a 13 miliardi di dollari) nel 2021, ma i posti di lavoro nel settore sono diminuiti rispetto ai 322mila registrati nel 2018 (un calo dello 0,6%).
La causa deriva prevalentemente dal fatto che il grosso dell’occupazione è concentrato nella produzione di componenti e apparecchiature come pannelli solari, turbine eoliche o idrauliche, che per lo più vengono realizzati fuori dal continente.
“I posti di lavoro odierni nel settore delle energie rinnovabili sono concentrati in un numero relativamente piccolo di paesi, riflettendo l’impronta geografica disomogenea della produzione di apparecchiature e delle installazioni di capacità”, fanno notare in una dichiarazione congiunta il direttore generale di IRENA, Francesco La Camera, e il suo omologo dell’ILO Gilbert Houngbo.
Secondo le ultime statistiche, oltre il 58% degli occupati nel settore delle energie rinnovabili si trova in Cina, Brasile, Stati Uniti e India, mentre l’Africa conta solo il 2,3% dei posti di lavoro globali nel settore dell’energia pulita.
“Possiamo aspettarci la creazione di molti milioni di posti di lavoro aggiuntivi nei prossimi anni e decenni – continuano La Camera e Houngbo – a condizione che i programmi di istruzione e sviluppo delle competenze siano adeguatamente ampliati, che i programmi di sviluppo della forza lavoro siano attuati e che i mercati del lavoro rispondano alle esigenze in evoluzione”.
Nonostante la limitata capacità di produzione tecnologica, il continente ha comunque aumentato l’occupazione in questo settore, secondo Rebekah Shirley, vicedirettrice per l’Africa dell’organizzazione no-profit di ricerca World Resources Institute (WRI), sentita da The East African.
Shirley invita infatti a considerare che la maggior parte dei posti di lavoro creati dalle energie rinnovabili in Africa sono indotti a valle, ovvero derivano dai vantaggi prodotti dall’installazione di energia rinnovabile, e indiretti a monte, provengono cioè dalle catene di approvvigionamento delle materie prime.
Due settori che non sono stati presi in considerazione dallo studio, che si concentra principalmente sui posti di lavoro diretti.
«Le energie rinnovabili sono una tecnologia che richiede pochissima manutenzione, quindi puoi aspettarti che non ci siano molti lavori nella manutenzione. E quindi sono questi lavori indiretti e informali a monte, e indotti a valle, che sono davvero i posti in cui cercare», ha affermato.