È detenuto in una delle carceri eritree da oltre 23 anni. Dawit Isaak, giornalista eritreo con cittadinanza svedese, ha vinto lunedì il Premio Edelstam, «per il suo straordinario coraggio nel difendere la libertà di espressione, le proprie convinzioni e i diritti umani», ha affermato la Fondazione Edelstam in una nota.
La sua storia è stata raccontata in più occasioni da Nigrizia, tra i pochi media italiani a farlo. È il giornalista detenuto da più tempo al mondo.
La sua vicenda assomiglia terribilmente ad altre che avvengono, nel silenzio del mondo, in quella prigione a cielo aperto che è l’Eritrea, il cui regime reprime ogni parvenza di dissenso.
Le violazioni dei diritti umani
Se si va a consultare l’ultimo rapporto del Dipartimento di stato americano sui diritti umani ci si stancherà nel leggere il lungo elenco, condensato in 23 righe, di tutte le violazioni della dignità umana attribuite al regime: dalle brutali violenze, alle uccisioni, dalle detenzioni arbitrarie alla discriminazione religiosa (nel corso dei primi mesi dell’anno, il governo ha fatto arrestare 177 membri di gruppi cristiani non registrati) … Violazioni consumate quotidianamente nel paese del Corno d’Africa.
Dawit Isaak aveva 36 anni quando la mattina del 23 settembre del 2001 è stato prelevato da casa, alla quale non ha più fatto ritorno. È trattenuto in isolamento senza accusa forse nella famigerata prigione militare di Adi Abeito, a nord. Rientra, secondo Human Right Watch, nel gruppo dei 16 giornalisti scomparsi quell’anno, ritenuti responsabili di aver messo in dubbio la leadership di Isaias Afwerki.
Si sono mobilitati per lui, tra gli altri, Amnesty international, Reporter Senza Frontiere, l’organizzazione che si occupa dei diritti umani delle Nazioni Unite.
Il silenzio di Asmara
Nel corso degli anni Asmara non ha fornito alcuna informazione sulla sua ubicazione o sulle sue condizioni di salute. Solo nel settembre del 2020 una fonte credibile aveva indicato che Isaak era ancora vivo.
Fuggì in Svezia nel 1987 durante la lotta dell’Eritrea contro l’Etiopia, che alla fine portò all’indipendenza nel 1993.
Dopo aver ottenuto la cittadinanza svedese, nel 2001 tornò in Eritrea dove co-fondò Setit, il primo quotidiano indipendente del paese, che oggi pubblica online dal Texas.
Fu arrestato poco dopo che il giornale pubblicò articoli in cui si chiedevano riforme politiche.
Il Premio Edelstam viene assegnato in memoria del diplomatico svedese Harald Edelstam, che in qualità di ambasciatore in Cile al momento del colpo di stato militare di Augusto Pinochet del 1973 concesse a migliaia di cileni e di altri latinoamericani un salvacondotto e asilo politico in Svezia.
La figlia di Dawit, Betlehem Isaak, ritirerà il premio in sua vece a Stoccolma il 19 novembre.
Per trovare un approfondimento maggiore sulla situazione sociale e politica del paese del Corno d’Africa si può leggere il dossier di Nigrizia di novembre 2023