In Etiopia la task force del Servizio nazionale di intelligence e sicurezza (NISS), organismo che risponde direttamente al primo ministro Abiy Ahmed, ha annunciato l’arresto nella capitale Addis Abeba di 50 persone accusate di attività terroristica.
Gli ufficiali della task force hanno affermato di aver seguito per oltre cinque mesi i supposti “terroristi” e di aver adottato misure non appena accortisi che era stata da essi programmata un’operazione coordinata.
Nella dichiarazione dell’organismo si legge tra l’altro: “Le cinquanta persone sospettate agivano clandestinamente per provocare violenza armata e caos nella capitale e nelle aree limitrofe”.
Il piano, da porre in atto ad Addis Abeba – secondo la denuncia -, era stato elaborato dopo che le forze di difesa, la security dello stato-regione Amhara e il governo federale ne avevano sventato uno precedente nella stessa regione.
La task force ha collegato gli arrestati al movimento FANO, i militanti anti-governativi amhara, e in particolare al gruppo FANO guidato da Eskinder Nega, giornalista, blogger e politico etiopico incarcerato varie volte con condanne per tradimento e terrorismo.
Secondo il governo il presunto gruppo terroristico avrebbe utilizzato tra l’altro per il complotto alcuni seguaci della Chiesa ortodossa etiopica e implicati nel progetto vi sarebbero tre personaggi che vivono negli Stati Uniti: Messay Mekonnen, fondatore e amministratore delegato di Anchor Media; Habtamu Ayalew attivista e analista, e l’ex maggiore e viceministro degli Esteri Dawit Wolde Giorgis.
La Chiesa ortodossa Tewahedo non si è ancora espressa in merito alle accuse. Abiy Ahmed, incontrando la scorsa settimana nel suo ufficio i leader della Chiesa, ha anche accusato gli ortodossi di favorire l’addestramento militare in alcuni monasteri vicino ad Addis Abeba.
In occasione degli ultimi arresti il governo ha affermato di aver sequestrato armi da fuoco e contanti locali ed esteri.
Va ricordato che nel dicembre 2023, il governo aveva fatto arrestare oltre 1.000 persone nella capitale Addis Abeba, dopo che un gruppo per i diritti umani aveva denunciato la detenzione arbitraria e illegale di politici dissidenti, tra cui il deposto ministro della Pace, accusato di “partecipazione in attività terroristiche” e di aver cospirato con gruppi ribelli per rovesciare il governo.