Etiopia: Amnesty chiede che si indaghi su massacri di civili in Oromia e Amhara
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In Oromia oltre 400 persone massacrate dalle milizie OLA. Quasi tutti erano donne e bambini
Etiopia: Amnesty chiede inchieste imparziali su massacri di civili in Oromia e Amhara
21 Agosto 2023
Articolo di Redazione
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Miliziani dell'OLA

“Le autorità etiopi devono avviare con urgenza un’indagine imparziale sull’uccisione sommaria di oltre 400 residenti amhara di Tole Kebele nella regione di Oromia il 18 giugno”.

In un rapporto pubblicato oggi, Amnesty International chiede al governo di Addis Abeba di assicurare alla giustizia i responsabili dei crimini contro i civili.

«Questi orribili omicidi a Tole, presumibilmente per mano dell’Esercito di liberazione oromo (OLA), rivelano il totale disprezzo dei suoi autori per la vita umana», ha dichiarato Deprose Muchena, direttore di Amnesty per l’Africa orientale e meridionale.

«Questo insensibile massacro, che ha visto anche donne e bambini perdere la vita, deve essere indagato in modo indipendente ed efficace».

Sul massacro compiuto il 18 agosto l’organizzazione ha raccolto una serie di testimonianze, intervistando dieci persone, tra cui cinque testimoni oculari, sopravvissuti, familiari delle vittime e un funzionario locale.

Tutti hanno confermato che la maggioranza delle persone uccise nell’attacco al villaggio nell’area di Tole Kebele, poi dato alle fiamme, erano donne e bambini.

Un funzionario amministrativo locale ha detto che almeno 450 persone sono state uccise nell’attacco.

I testimoni hanno affermato di sapere che gli aggressori erano combattenti dell’OLA a causa dei loro caratteristici lunghi capelli intrecciati, del loro camuffamento militare e perché parlavano la lingua oromiffa.

Nove dei sopravvissuti hanno anche dichiarato che le forze governative sono intervenute solo dopo che i miliziani se ne erano andati.

«La pervasiva cultura dell’impunità in Etiopia sta guidando cicli di violenza. Le autorità devono ordinare con urgenza un’indagine credibile e indipendente su tutte le atrocità commesse nel paese e facilitare l’accesso alla Commissione internazionale di esperti in diritti umani, istituita dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite», ha affermato Muchena.

Il riferimento è anche al conflitto tra esercito nazionale e miliziani FANO nella regione Amhara, dove la scorsa settimana i media hanno riferito di decine di vittime civili causate da un bombardamento aereo.

E dove Amnesty “ha anche ricevuto denunce di uccisioni di massa e vittime a Finote Selam, Bahir Dar e Shewa Robit che meritano ulteriori indagini”.

Il 4 agosto il governo etiope ha dichiarato uno stato di emergenza di sei mesi con applicazione a livello nazionale, a seguito dell’aumento della violenza nella regione di Amhara, dove da allora è anche in vigore il blocco di Internet.

Cosa che, denuncia ancora l’organizzazione, “viola il diritto del pubblico alla libertà di espressione e all’accesso alle informazioni” e contribuisce a isolare ulteriormente la regione e la sua popolazione.

Dopo l’imposizione dello stato di emergenza, il governo federale ha annunciato di aver detenuto centinaia di persone ad Addis Abeba in centri di detenzione informali, comprese le scuole.

Avvocati e familiari di queste persone, per lo più appartenenti al gruppo etnico amhara, hanno riferito ad Amnesty International che ai detenuti è stato negato il diritto all’assistenza legale.

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