In Etiopia le forze di sicurezza hanno annunciato l’arresto di almeno 47 persone, accusate di aver tentato di rovesciare il governo federale guidato dal primo ministro Abiy Ahmed.
Gli arresti fanno seguito all’uccisione del leader del Partito della Prosperità (PP) della regione Amhara, Girma Yeshitila. Il capo politico è stato assassinato giovedì 27 aprile insieme alle sue guardie del corpo in un attacco avvenuto mentre rientrava da Mehal Meda a Debre Berhan, nella zona del nord Showa.
«Chi non poteva vincere con le idee ha rubato l’anima del nostro fratello Girma Yeshitila», sono state le prime parole di Abiy Ahmed a seguito dell’attacco. Abiy ha incolpato quelli che ha definito «estremisti violenti».
Gli arrestati, secondo le dichiarazione degli agenti di sicurezza “operavano in collaborazione con forze esterne” e sono stati definiti “gruppo terroristico”. Sono stati trovati, tra l’altro, in possesso di armi, bombe e attrezzature di comunicazione satellitare.
Nella nota si legge che “gli arrestati hanno operato sia a livello locale che in paesi stranieri con l’obiettivo di prendere il controllo del governo regionale amhara, al fine di rovesciare il governo federale, assassinando alti funzionari dello stato regionale Amhara”.
Girma Yeshitila era uno dei 45 membri del Comitato esecutivo del Partito della Prosperità, maggioritario nella coalizione governativa, ed era stato recentemente preso di mira sui social media dai nazionalisti amhara che lo avevano definito “traditore” per la sua vicinanza al primo ministro Abiy.
Il gruppo degli arrestati è stato inoltre accusato di diffondere notizie false e di propaganda terroristica per fomentare conflitti etnici e religiosi.
Per quanto riguarda gli oppositori residenti all’estero, il governo etiopico ha affermato che sta lavorando con l’agenzia di polizia internazionale Interpol e con gli istituti di sicurezza di paesi stranieri per farli arrestare e consegnare alla giustizia etiopica.