Per la prima volta da oltre un decennio a questa parte, c’è un barlume di ottimismo sui prossimi negoziati per la condivisione delle acque del Nilo Azzurro, in Africa orientale.
Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha avuto colloqui con il primo ministro etiopico Abiy Ahmed, il 13 luglio, nell’ambito del vertice dei paesi vicini al Sudan, ospitato al Cairo.
In una dichiarazione congiunta, i due leader hanno concordato di avviare entro quattro mesi negoziati urgenti per finalizzare un accordo tra Egitto, Etiopia e Sudan sul riempimento del bacino della Grande diga etiopica della rinascita (Gerd) e sulle regole di funzionamento della diga.
L’instabilità regionale e il peggioramento delle condizioni economiche potrebbero aver contribuito all’apparente volontà dell’Etiopia di avviare nuovi negoziati.
Una guerra durata due anni nella provincia etiopica del Tigray (2020 – 2022) che ha causato la morte di oltre 600mila persone.
Un accordo di cessazione delle ostilità è stato firmato tra il Tigray e Addis Abeba nel settembre 2022. Tuttavia, la provincia rimane insicura e un gran numero di persone rischia di morire di fame a causa della sospensione degli aiuti umanitari.
Riempimento posticipato
Il 6 luglio, solo una settimana prima dell’incontro del Cairo, Abiy aveva dichiarato alla Camera dei rappresentanti etiopica che il riempimento del bacino sarebbe stato posticipato a fine agosto o inizio settembre.
L’Etiopia ha dichiarato che il ritardo avrebbe dato il tempo di affrontare le preoccupazioni dei paesi a valle.
Con il conflitto in corso dal 15 aprile in Sudan, quello che una volta era un affare tripartito – Egitto, Etiopia e Sudan – è ora diventato di fatto un negoziato tra due soli paesi, con l’Egitto che pretende di rappresentare gli interessi del Sudan.
Ad aprile, le fazioni rivali del governo militare sudanese hanno trasformato la capitale Khartoum in una zona di guerra.
A tre mesi e mezzo di distanza, i combattimenti rimangono concentrati intorno a Khartoum e alla regione occidentale del Darfur.
Oltre 3 milioni di persone sono state sfollate e centinaia di migliaia di sudanesi hanno cercato rifugio nei paesi vicini: in particolare Egitto, Sud Sudan e Ciad.
Ruolo da mediatore dell’Egitto
L’Egitto ha sempre più un ruolo non dichiarato nei tentativi di contenere o porre fine all’insicurezza nei paesi vicini.
Un alto diplomatico del ministero degli esteri egiziano ha rifiutato di commentare l’aggravarsi dell’instabilità della regione e gli sforzi diplomatici del suo paese per risolvere questi conflitti.
Come ha detto a Nigrizia, «la nostra priorità è l’acqua del Nilo. Non ci interessa nient’altro».
Il Nilo Azzurro rappresenta più dell’80% dell’acqua del Nilo, da cui l’Egitto dipende per l’irrigazione e l’acqua potabile.
Il 22 luglio, il ministro egiziano dell’irrigazione e delle risorse idriche Hany Sweilem ha dichiarato con fermezza che i diritti idrici dell’Egitto non sono negoziabili.
I prossimi colloqui si concentreranno piuttosto sul riempimento e sul funzionamento della Gerd, quasi completata.
Sweilem ha rilasciato queste dichiarazioni durante un’intervista al programma televisivo egiziano Last Word (Kalema Akhera).
Le caratteristiche della Gerd
La Gerd si trova sul Nilo Azzurro nella regione di Benishangul-Gumuz, in Etiopia, a soli 40 km dal confine orientale con il Sudan.
La costruzione del progetto, che dovrebbe costare 3,6 miliardi di euro, è iniziata nel 2011 e sta per essere completata.
Il riempimento del bacino della diga è iniziato nel 2020, alimentando i timori dei paesi a valle – Egitto e Sudan – che i livelli d’acqua del Nilo sarebbero stati compromessi, minacciando l’approvvigionamento idrico di milioni di persone.
Dal 2020, l’Etiopia ha completato tre riempimenti del serbatoio della diga: si ritiene che il totale dell’acqua immagazzinata nel serbatoio sia ora di 17 miliardi di metri cubi.
Per oltre un decennio, Addis Abeba ha respinto i tentativi di Egitto e Sudan di negoziare opzioni per ridurre la prospettiva che la diga abbia un impatto dannoso.
L’Etiopia ha accusato Il Cairo di “politicizzare” la questione, mentre l’Egitto ha criticato l’Etiopia per non aver considerato le sue esigenze idriche e quelle del Sudan.