Etiopia: il FMI sblocca un finanziamento da 3,4 milioni di dollari
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Dalla Banca Mondiale in arrivo altri 1,5 miliardi di dollari
Etiopia: il FMI sblocca un finanziamento da 3,4 miliardi di dollari
I prestiti sonpo vincolati a una serie di misure tra cui il passaggio a un tasso di cambio di mercato che ha fatto crollare il valore della moneta locale
30 Luglio 2024
Articolo di Redazione
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Tempi duri per la gente dell’Etiopia, il secondo paese più popoloso in Africa (116,5 milioni). Ma non per le casse statali che ottengono invece un vitale finanziamento quadriennale del valore complessivo di 3,4 miliardi di dollari, con 1 miliardo immediatamente sbloccato.

L’accordo è stato annunciato ieri dal Fondo monetario internazionale (FMI) dopo che il governo ha avviato una serie di drastiche misure economico-finanziarie, tra cui il passaggio a un tasso di cambio determinato dal mercato.

In quest’ottica la banca centrale ha consentito la fluttuazione della valuta locale, una mossa che ha subito portato a una svalutazione del 30% del birr, rispetto al dollaro statunitense. Così ieri il birr veniva scambiato a 74,73 per dollaro, rispetto ai 57,48 del 26 luglio.

Le misure imposte dal FMI comprendono anche l’apertura del mercato immobiliare e azionario agli investitori stranieri, l’introduzione di uffici di cambio non bancari per acquistare e vendere valuta estera, l’allentamento delle restrizioni sulla quantità di valuta estera detenuta da banche commerciali ed esportatori, e la rimozione delle restrizioni sulla quantità di dollari che i viaggiatori possono portare dentro e fuori dal paese.

In cambio di queste misure, si prevede che l’Etiopia riceverà un pacchetto di prestiti da 10,7 miliardi di dollari dal FMI, dalla Banca Mondiale e da altri creditori. Un primo finanziamento della Banca Mondiale di 1,5 miliardi è stato già approvato nelle scorse ore.

La nazione del Corno d’Africa, alle prese con un’inflazione elevata – al 23,3% su base annua lo scorso maggio – e con una cronica carenza di valuta estera, è diventata la terza economia del continente in pochi anni a dichiarare inadempienza nel pagare il proprio debito estero (circa 28 miliardi di dollari) alla fine dell’anno scorso.

Seppur considerate fondamentali per il parziale risanamento delle finanze statali, logorate dal peso del debito e dai costi dei conflitti interni, le misure imposte sono destinare a pesare ulteriormente sulla popolazione che già sopravvive con un salario minimo che si aggira attorno ai 420 birr mensili (meno di 7 dollari) e che fatica ormai anche a procacciarsi il cibo e i beni di prima necessità.

Nel paese il tasso di disoccupazione lo scorso anno sfiorava il 19%, con un punteggio nell’ultimo Indice globale della fame (Global Hunger Index) che lo colloca con “livelli di fame gravi”, al 101° posto su 125 paesi.

Una vera e propria emergenza umanitaria alla quale, finora, il governo del primo ministro Abiy Ahmed non è stato in grado di fare fronte.

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