Dopo l’ok di Addis Abeba, ieri anche i ribelli della regione del Tigray (Fronte di liberazione del popolo del Tigray – Tplf) hanno accettato l’invito dell’Unione africana (Ua) a partecipare a colloqui di pace volti a porre fine alla sanguinosa guerra civile.
I colloqui, senza precondizioni come richiesto dal governo centrale, sono previsti per questo fine settimana in Sudafrica e saranno i primi negoziati formali tra le due parti dallo scoppio della guerra nel nord dell’Etiopia, nel novembre 2020. Un conflitto nel quale è parte attiva anche un terzo attore, l’Eritrea, e che è divenuto sempre più distruttivo nelle ultime settimane, con intensi bombardamenti e con il completo blocco degli aiuti umanitari e sanitari.
Il dialogo sarà guidato dal rappresentante speciale dell’Ua per il Corno d’Africa, l’ex presidente nigeriano Olusegun Obasanjo. Del trio di mediatori noto come “Troika dei negoziatori” dovrebbe far parte anche l’ex presidente del Kenya Uhuru Kenyatta (con l’ex vicepresidente sudafricano Phumzile Mlambo-Ngcuka).
Se la notizia fosse confermata sarebbe la prima partecipazione per Kenyatta in una mediazione su importanti questioni regionali dopo che il suo successore William Ruto lo ha nominato inviato speciale per il Corno d’Africa e la regione dei Grandi Laghi.
L’ex presidente kenyano era già stato indicato dal Tplf come mediatore nel precedente tentativo della comunità internazionale di intavolare colloqui di pace. Tentativo fallito anche a causa delle divergenze su questo punto con il governo etiopico che imponeva invece una mediazione dell’Ua. Un fallimento che ha portato alla ripresa dei combattimenti, il 24 agosto, dopo una tregua di cinque mesi.
Nell’accettare l’invito al negoziato il Tplf ha chiesto però chiarimenti in merito ad aspetti logistici e di sicurezza dei suoi negoziatori, sulla presenza di “ulteriori attori da invitare come partecipanti, osservatori o garanti” e su quali ruoli svolgerà la comunità internazionale.
Nella lettera di accettazione firmata da Debretsion Gebremichael, presidente dello stato regionale del Tigray e a capo del Tplf, indirizzata al presidente della Commissione dell’Ua, Moussa Faki Mahamat, si afferma inoltre che “sarebbe utile al processo di pace sapere se la cessazione delle ostilità fa parte della vostra agenda sostanziale”.
Già lo scorso 11 settembre il governo tigrino si era dichiarato disponibile alla trattativa e aveva nominato il consigliere di Gebremichael, Getachew Reda, e l’ex capo di stato maggiore delle forze di difesa etiopiche, il tenente generale Tsadikan Gebretinsae, come parte della sua squadra negoziale “pronta per essere schierata senza indugio”.