Secondo stime credibili, la perdita economica per la guerra nel Tigray, per le distruzioni verificatesi, è di oltre 28 miliardi di dollari.
Questo quanto dichiarato dalle autorità di Addis Abeba in seguito ad uno studio condotto in collaborazione con le università, al fine di valutare, appunto, i costi, sia per i danni materiali alle strutture che per quelli relativi a settori di servizio sociale – come la sanità e l’istruzione -, i settori agricolo, industriale e commerciale e le infrastrutture materiali, soprattutto trasporti, elettricità e forniture idriche.
Benché il conflitto, protrattosi per due anni, abbia creato danni immensi soprattutto nella regione del Tigray, anche gli Stati-regione limitrofi di Afar e Amhara sono stati colpiti gravemente, una volta che la guerra si è propagata verso questi territori nella prima metà del 2021.
Nel novembre 2022 il conflitto civile era cessato con la firma di un accordo permanente tra Addis Abeba e Macallé. Tuttavia prosegue tuttora specie nella regione di Oromia, dove l’esercito federale continua a combattere contro il Fronte di liberazione Oromo (Ola).
Il recente tentativo di ristrutturare le forze delle milizie Amhara e di integrarle nelle forze armate etiopiche aveva scatenato una reazione che ha bloccato sul nascere tale percorso e riacceso la ribellione armata.
Inoltre, altre regioni, specie gli Stati di Gambella, Benshangul-Gumuz, Somali e SNNP (Popoli e nazionalità del sud Etiopia) hanno sperimentato da cinque anni a questa parte varie forme di conflitti locali.
Lo studio sui danni della guerra è stato presentato in un forum di consultazione svoltosi presso il Hyatt Regency Hotel, nella capitale Addis Abeba.
In esso sono stati discussi i risultati dello studio in presenza dei partner per lo sviluppo dell’Etiopia, principalmente paesi occidentali e organizzazioni delle Nazioni Unite, tra cui l’UNDP (Programma di sviluppo dell’ONU).
Tra l’altro, durante il forum, il governo ha annunciato un programma per 20 miliardi di dollari per i prossimi cinque anni per ricostruire le aree colpite dalla guerra.
Riconoscendo che i costi per la ricostruzione sono ben oltre la capacità di copertura da parte del governo, Ahmed Shide, ministro delle finanze, ha invitato tutti i donatori e i partner per lo sviluppo a contribuire al successo del programma di ricostruzione.