In una conferenza stampa tenutasi a Makallè il 12 febbraio scorso, il presidente dell’amministrazione provvisoria del Tigray, Getachew Reda, ha aggiornato i partecipanti sugli sviluppi delle relazioni con Addis Abeba.
Nonostante gli accordi di pace firmati a Pretoria nel novembre 2022 prevedessero la smobilitazione dell’esercito tigrino, il presidente provvisorio dello stato-regione ha ammesso che attualmente ci sono ancora «più di 270mila combattenti».
Aggiungendo che «alcuni partner stranieri hanno espresso il sospetto che, mentre da un lato raccogliamo risorse economiche, potremmo portare avanti un’agenda nascosta». Un riferimento a sospetti di un riarmo e di una riorganizzazione dell’ala militare tigrina.
Va detto che il governo federale – secondo dati attendibili – dopo l’accordo di Pretoria ha iniettato nella regione decine di milioni di dollari necessari alla ricostruzione dopo due anni di guerra.
Riguardo all’annunciato referendum sulle zone contese con la regione Amhara, Getachew ha affermato che l’attuale cambiamento nella situazione demografica del Tigray occidentale, combinato con il perdurante sfollamento dei suoi abitanti, preclude la fattibilità di condurre un sondaggio obiettivo.
«Nel Tigray occidentale – ha dichiarato – sono presenti soldati dell’esercito federale e si è verificato un sostanziale afflusso di coloni amhara, e le istituzioni sono coinvolte in cambiamenti demografici della popolazione che rendono impensabile l’organizzazione di un referendum».
L’incontro di Getachew con la stampa è avvenuto dopo il recente incontro tenutosi ad Addis Abeba con il primo ministro Abiy Ahmed, al quale hanno preso parte da un lato i massimi dirigenti dell’amministrazione provvisoria tigrina e alti funzionari del Fronte di liberazione popolare del Tigray (TPLF), e dall’altro funzionari governativi di Addis Abeba.
L’incontro si era svolto sullo sfondo di una serie di accuse e controaccuse tra Makallè e Addis Abeba riguardanti la piena attuazione dell’Accordo sulla cessazione delle ostilità a Pretoria.
Getachew ha fatto presente alla stampa che il Dipartimento di Stato americano, nel 2023, aveva denunciato che i membri delle forze amhara hanno commesso crimini contro l’umanità, avendo deportato o trasferito forzatamente parte della popolazione del Tigray occidentale, perpetrando – secondo un rapporto di Human Rights Watch (HRW) – una seria violazione dei diritti umani e una politica di pulizia etnica.
Getachew ha sottolineato inoltre l’importanza di porre in atto le condizioni decise a Pretoria, che includono il requisito di garantire il rientro degli sfollati interni in Tigray nelle loro terre e la garanzia della loro pace e sicurezza. «L’agenda prioritaria per il popolo del Tigray – ha detto – è focalizzata sul ripristino della pace, senza obiettivi alternativi oltre al rimpatrio degli sfollati nelle loro abitazioni».
Un’ulteriore importante questione discussa durante gli incontri di Addis Abeba riguardava lo status giuridico del TPLF. Nel gennaio 2021, il Consiglio elettorale nazionale dell’Etiopia (NEBE) aveva annullato la registrazione legale del TPLF come partito politico, citando il suo coinvolgimento nella “violenza armata contro il governo”.
Nonostante la rimozione del TPLF dalla lista delle organizzazioni terroristiche, avvenuta il 22 marzo dello scorso anno, e la richiesta del TPLF di revocare la decisione di cancellarne la registrazione di entità legale, il consiglio elettorale ha ribadito il non riconoscimento del TPLF come partito giuridicamente registrato.
Il problema è stato affrontato nell’incontro con il primo ministro Abiy e il suo gabinetto. «Ora la questione sarà inoltrata al ministero della Giustizia – da dichiarato Getachew – per accelerare la risoluzione delle discrepanze legali associate al processo di registrazione del TPLF», e ha aggiunto che è prevista in marzo una riunione di aggiornamento tra le due parti per valutare i progressi dell’accordo di pace.
Oltre ai funzionari dell’amministrazione provvisoria del Tigray e ai membri del governo federale, tra i partecipanti figureranno rappresentanti dell’Unione Africana, delle Nazioni Unite, degli Stati Uniti e del Sudafrica.