I gravi problemi economici in cui versa e l’ulteriore controversia scoppiata con la Somalia in merito alla ricerca di un porto sul Mar Rosso ha reso i primi giorni dell’Etiopia come nuovo membro dei BRICS+ tutt’altro che facili.
A fine 2023, l’agenzia di rating Fitch con sede a Washington, aveva classificato l’Etiopia in situazione di “default limitato”, dopo che il governo di Addis Abeba non era stato in grado di pagare la rata di rimborso per coprire gli interessi sul debito estero.
L’Etiopia sta attualmente negoziando con il Fondo monetario internazionale (FMI) un pacchetto di aiuti per rilanciare l’economia in grave difficoltà.
In questa cornice negativa, l’accoglienza dell’Etiopia con altri quattro paesi tra le economie emergenti del gruppo dei BRICS (unica nazione africana aggiuntasi al blocco insieme all’Egitto), ha fornito al paese un barlume di speranza.
Il ministro delle Finanze etiopico, Ahmed Shide, ha dichiarato all’emittente statale cinese CGTN che la mossa ha rappresentato un importante vantaggio diplomatico per il suo paese.
«L’Etiopia continuerà a cooperare con i suoi partner tradizionali», ha sottolineato il ministro, aggiungendo: «L’Etiopia migliorerà inoltre significativamente anche le sue relazioni di partenariato con i paesi BRICS+, le cui economie stanno crescendo rapidamente».
Indubbiamente la decisione presa dai paesi del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) nel vertice della scorsa estate a Johannesburg, di annoverare l’Etiopia come nuovo membro BRICS+, ha colto molti analisti di sorpresa.
Costoro si aspettavano che la più grande economia africana, la Nigeria, e il paese più grande come territorio, l’Algeria, avrebbero ottenuto tale obiettivo.
Secondo Susanne Stollreiter, direttrice della Fondazione Friedrich Ebert (FES) di Addis Abeba, che ha stretti legami con il governo tedesco, altri fattori hanno giocato un ruolo più decisivo: «L’Etiopia è ritenuta molto importante dal punto di vista geopolitico – ha sostenuto la Stollreiter – in ragione della sua vasta popolazione e una prospettiva di grande potenziale per crescere economicamente in modo notevole in futuro».
Tuttavia, affinché il gruppo BRICS+ possa beneficiare di un tale sviluppo, l’Etiopia deve prima risolvere i suoi problemi finanziari. Il paese è in effetti sull’orlo della totale insolvenza.
«È schiacciato dal pesante debito estero, ma anche dalla mancanza di valuta estera e soprattutto dall’inflazione galoppante. Quest’ultima danneggia l’intera popolazione», spiega Stollreiter.
Anche un’economia internazionale in crisi, le conseguenze della pandemia di Covid-19, il cambiamento climatico e le guerre in Ucraìna e nel Medio Oriente non aiutano il paese ad uscire dalla crisi.
Conflitto, carestia e fame
I problemi economici dell’Etiopia derivano in parte dalla guerra di due anni nella provincia settentrionale del Tigray, dove formazioni ribelli come il TPLF, sostenute dai governi regionali, hanno combattuto contro le truppe etiopi ed eritree, in un conflitto che ha ucciso centinaia di migliaia di persone, devastando le infrastrutture e creando milioni di sfollati.
Addis Abeba stima che i costi della ricostruzione siano pari a 20 miliardi di dollari. Il conflitto – che peraltro continua tuttora tra l’esercito federale e i ribelli amhara e oromo – ha cambiato anche la percezione che l’Occidente aveva del premio Nobel per la pace 2019, il primo ministro Abiy Ahmed.
Attualmente, inoltre, siccità, carestia e fame hanno colpito gli stati-regione del Tigray e Amhara, e già si sono registrati centinaia di casi di persone morte per fame.
Tensioni regionali
E, come menzionato, un ulteriore potenziale conflitto è scoppiato il primo gennaio scorso, quando Abiy e il presidente della regione autonoma somala del Somaliland, Muse Bihi Abdi, hanno annunciato che l’Etiopia avrebbe ottenuto un porto marittimo a Berbera, in cambio dell’eventuale riconoscimento dell’indipendenza del Somaliland.
Il governo di Mogadiscio, indignato per l’accordo, ha messo in chiaro che non avrebbe accettato un simile patto. Su questa questione geopolitica, tuttavia, l’Etiopia può contare sul sostegno del suo alleato, gli Emirati Arabi Uniti.
Anche questi ultimi hanno fatto il loro ingresso nei BRICS a gennaio.
La spinta dell’Etiopia per un accesso sul Mar Rosso, peraltro, consentirebbe ad Addis Abeba di rilanciare l’economia espandendo le attività di import-export e attirando così più partenariati commerciali e investimenti.
Circa dieci anni or sono i paesi BRICS fondarono la Nuova banca per lo sviluppo (NDB), al fine di porsi in alternativa a Banca Mondiale (BM) e Fondo monetario internazionale (FMI).
Una volta che la NDB fosse pienamente operativa, l’Etiopia potrebbe beneficiare di nuove forme di finanziamento. E questo potrebbe rendere l’Etiopia autonoma rispetto alle condizioni imposte dall’Occidente per ottenere crediti dal FMI.
Gli esperti dicono tuttavia che in politica e nell’economia internazionale non esiste generosità e bontà di cuore. Ogni paese pensa ai propri interessi. All’Etiopia, pertanto, converrebbe mantenersi prudente e flessibile, essendo oggi un paese piuttosto vulnerabile.