Etiopia: omofobia e violenza di genere corrono sui social, e restano impunite - Nigrizia
Lo rivela un'indagine di due grandi media. Sotto attacco attiviste femministe e in difesa delle persone Lgbt+
Etiopia: omofobia e violenza di genere corrono sui social, e restano impunite
Analizzati centinaia di video sul Tik Tok e Facebook. Il paese si conferma molto chiuso su questi temi
08 Novembre 2024
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 4 minuti
Veduta di Addis Abeba
Foto di Gideon Abate

In molti paesi dell’Africa si vanno aggravando le situazioni di violenza di genere contro le donne e nei confronti delle persone LGBT+, secondo quanto documentato da numerose organizzazioni umanitarie non governative e agenzie per i diritti umani delle Nazioni Unite. Anche sui social media le campagne di discredito e di minacce morali o fisiche sia contro le donne che nei confronti delle persone gay sono fortemente aumentate.

In paesi come l’Uganda, il Kenya, lo Zimbabwe, la Nigeria e altri sono già in vigore leggi molto severe. Lo scorso aprile, a esempio – come denunciato da Human Rights Watch (HRW) – la Corte Costituzionale ugandese ha confermato con ulteriore sentenza le disposizioni radicali della legge anti-omosessualità introdotta nel 2023, che includeva la pena di morte per attività sessuale con minori, rafforzando ulteriormente la discriminazione contro lesbiche, gay, bisessuali e transgender, rendendole ancor più soggette a subire abusi e violenze.

Il caso etiopico

L’Etiopia appare tra i paesi in cui si sta maggiormente aggravando la violenza di genere oltre che la discriminazioni dell’opinione pubblica nei confronti della comunità LGBT+. Questo emerge da un’indagine di varie settimane sulle molestie informatiche contro le donne condotta in collaborazione tra AFP Fact Check (France Press), e la Deutsche Welle Akademie.  Gli autori dell’inchiesta – secondo quanto comunicato da AFP – hanno analizzato oltre 300 post pubblicati su TikTok e Facebook, nei quali venivano umiliate donne femministe e stigmatizzata la loro difesa della comunità LGBTQ+. Con insulti che andavano da commenti denigratori sul loro aspetto a vere e proprie minacce di violenza fisica.

Le campagne anti-gay in Etiopia non destano meraviglia, considerando che nel paese da molto tempo gli atti omosessuali sono punibili fino a 15 anni di carcere. La millenaria tradizione della chiesa ortodossa e i seguaci dell’islam, cioè le due religioni che si dividono la grande maggioranza degli oltre 120 milioni di abitanti, sono caratterizzate entrambe da una visione conservatrice e tradizionalista della società. Rappresentanti di entrambe le confessioni sono in prima linea nel condannare le persone LGBTQ+, contribuendo all’aggravarsi della violenza verbale e degli abusi che sui social media si diffondono contro di loro.

Le vittime di queste violenze, dal canto loro, hanno denunciato soprattutto la piattaforma Tik Tok che, nonostante le smentite, non si preoccupa neppure di rimuovere i post che chiedono che le persone omosessuali e transgender vengano frustate, pugnalate e uccise. Non solo: stando a denunce di attivisti in difesa dei diritti delle persone LGBT+, ci sono utenti di Tik Tok che svelano nomi, fotografie e profili online sui social media più popolari del paese. 

AFP ha esaminato diversi video che violano le linee guida della community di TikTok e incitano alla violenza nei confronti delle persone gay e o sulla base dell’identità di genere. Sono molti gli appartenenti alla comunità LGBT+ che negli ultimi mesi hanno deciso di lasciare il paese a causa del senso di insicurezza che provano in seguito all’ondata di contenuti offensivi sui social, alcuni dei quali invitano addirittura a uccidere le persone gay.

Le leggi che mancano 

Marga Fekadu, docente di diritti umani  della Wolkite University etiope,  ha dichiarato: «Diversamente da altri paesi, in Etiopia non esiste una legge specifica sulla violenza online basata sul genere, che sta colpendo molto le donne», di conseguenza, «quando si tratta di questioni relative ai diritti umani come le mutilazioni genitali tuttora molto diffuse e la violenza di genere online, le forze dell’ordine sono riluttanti a rispondere a causa dell’assenza di leggi chiare e specifiche per garantire protezione e denunciare i responsabili».

Magdalawit Getahun, esperta di diritti digitali e delle donne presso il Centro per l’avanzamento dei diritti e della democrazia (CARD),  una onge etiope, ha affermato che «l’assenza di leggi comporta una grave mancanza di responsabilità riguardo alla crescente violenza di genere propagandata su alcune piattaforme multimediali» in Etiopia.

 

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