Il Sacro Sinodo della Chiesa ortodossa etiopica (Tewahedo), presieduto dal patriarca Abune Mathias, ha scomunicato il 26 gennaio scorso tre arcivescovi separatisti e altri 25 preti illegalmente ordinati vescovi.
Nei giorni scorsi Abune Sawiros, capo dei vescovi separatisti, ha a sua volta scomunicato 12 arcivescovi del Sacro Sinodo della Chiesa, con una contromisura che potrebbe siglare la totale rottura con la Chiesa ufficiale.
Definitisi “Vescovi dell’Oromia e delle nazioni e nazionalità” della Chiesa Ortodossa Tewahedo, i tre arcivescovi scismatici hanno dichiarato di aver agito in pieno accordo con il regolamento della Chiesa.
La decisione di scomunicarli era stata assunta nell’ambito di una sessione plenaria del Sinodo che aveva visto anche la presenza di arcivescovi membri del Sacro Sinodo, giunti nel paese dall’estero.
Abune Sawiros aveva presieduto all’ordinazione dei nuovi vescovi in una cerimonia svoltasi nella Chiesa di Haaro Beale a Woliso, città oromo situata nella zona Sud Ovest dello stato dello Shewa.
L’arcivescovo separatista, rigettando l’atto di scomunica, ha affermato che “i membri del Sinodo ecclesiale hanno agito nell’intento solo materiale di impedire che autentici ‘padri’ della religione ortodossa diventassero a loro volta membri del Santo Sinodo… e compiendo in tal modo atti di divisione, fuorviando il Sacro Sinodo e creando confusione tra i fedeli”.
Abune Sawrios, inoltre, ha spiegato che la decisione di ordinare i nuovi vescovi, che ha originato la presente controversia, è stata fatta al fine di risolvere l’annoso problema dell’incapacità della Chiesa stessa di servire i credenti usando le lingue autoctone e incarnandosi nelle diverse culture, col risultato dell’abbandono della Chiesa da parte di milioni di aderenti.
Appare evidente che quanto successo riflette una controversia non solo di natura ecclesiale ma con chiari risvolti politici ed etnici. Non si sono finora registrate nuove dichiarazioni da parte del patriarca Mathias.