L’Etiopia cerca il suo posto al sole nel Mar Rosso. Per farlo pare disposta ad attirare gli strali di tutti i vicini e non nel Corno d’Africa.
In questo video grattiamo appena la superficie del problema, che cercheremo di capire meglio nella prossima settimana, con il nostro nuovo podcast d’approfondimento. Per il momento ci limitiamo a dare qualche pennellata.
Al centro delle discussioni: l’accesso dell’Etiopia al porto di Berbera, secondo le clausole (ancora poco note) del Memorandum d’Intesa siglato con il Somaliland, regione secessionista della Somalia. In cambio, Addis sarebbe disposta, prima al mondo, a riconoscere la sovranità di Hargeisa, capitale di uno stato ‘’de facto’’.
Ovvia la reazione irata della Somalia. Nelle fila degli scontenti, vanno annoverati anche altri attori non secondari, come Egitto e Eritrea.
Eppure il Primo ministro Abiy Ahmed sembra pronto ad affrontare le collere degli uni e degli altri, pur di raggiungere l’accesso al mare, suo obiettivo strategico di lungo corso.
Da politico consumato, sa quanto pesino gli equilibri regionali. Ma a quanto pare, li valuta meno determinanti della fattura annuale da pagare al vicino Gibuti, da cui passa circa il 90% dei suoi beni importati.
Il porto di Berbera significherebbe anche mettere il naso nel Golfo di Aden, all’imbocco del Mar Rosso. Casomai l’importanza di questa giugolare del commercio mondiale non fosse ancora abbastanza chiara, i poco affettuosi scambi di missili tra statunitensi e houthi della settimana scorsa dovrebbero aver chiarito i dubbi ai più.
Questa settimana, è previsto l’arrivo di una delegazione etiope ad Hargeisa per discutere sui termini del piano. Si parla anche di una visita da parte di Abiy Ahmed. Se accadesse, sarebbe il primo capo di stato straniero a visitare il Somaliland. Intanto la visita prevista per oggi di una delegazione ufficiale del governo etiope in Somaliland è saltata all’ultimo momento. La Somalia è riuscita a far tornare suoi suoi passi l’aereo diretto ad Hargeisa.