Etiopia: svelato un vasto traffico di esseri umani in Tigray - Nigrizia
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Secondo un’indagine giornalistica la rete coinvolge funzionari governativi, membri di ong, ufficiali dell’intelligence e militari in Etiopia ed Eritrea
Etiopia: svelato un vasto traffico di esseri umani in Tigray
I gestori del racket sfruttano la grave crisi umanitaria, politica e sociale creatasi dopo la fine della guerra nella regione, che spinge migliaia di giovani tigrini ed eritrei a cercare fortuna all’estero
29 Luglio 2024
Articolo di Redazione
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Un’indagine condotta dal quotidiano etiopico The Reporter, basata su decine di interviste a membri di organizzazioni non governative, attivisti, privati cittadini e al direttore di una importante organizzazione della società civile che ha preferito mantenere l’anonimato, ha svelato una rete di traffico di esseri umani che si estende dalla capitale eritrea Asmara ad Addis Abeba, passando per lo stato-regione del Tigray.

La rete – secondo i dati raccolti – coinvolge funzionari governativi, membri di ong, ufficiali dell’intelligence e militari, e si è allargata mentre decine di migliaia di giovani, sia etiopici che eritrei sognano una vita migliore all’estero.

Un processo aggravatosi sia in seguito al conflitto tra Makallé e Addis Abeba, risolto con gli accordi di Pretoria nel novembre 2022, che a motivo della grave stagnazione economica presente in Etiopia. Si è creato infatti, in questa situazione del Tigray disastrato, un terreno di grossa opportunità di guadagno con il traffico di esseri umani.

Il direttore dell’organizzazione intervistato ha dichiarato: «Dal villaggio di Atsbi sono partiti 1.200 giovani in un solo mese, e ci sono altre località che hanno visto partire un numero ancor più alto di persone, mentre da ogni città e villaggio del Tigray si contano dozzine di giovani che hanno perso la vita sulle rotte della tratta, sia verso l’Arabia Saudita che verso l’Europa».

Kibrom Berhe, presidente del partito tigrino di opposizione Baitona, definisce veri “gruppi mafiosi” i gestori del racket. «Il traffico di esseri umani nel Tigray – ha detto Berhe – è peggiorato dopo la guerra. Molte persone hanno perso i loro mezzi di sussistenza a causa della devastazione verificatasi. Aziende agricole, imprenditori e investitori hanno perso le loro attività. Le persone, pertanto, scelgono di fuggire in massa».

«I traffici sono gestiti non solo da singoli individui – ha sottolineato il presidente di Baitona – ma da elementi legati al governo sia in Etiopia che in Eritrea. Tra costoro, infatti, – ha concluso il funzionario – operano anche generali e ufficiali dell’intelligence. I gruppi mafiosi sono formati da tigrini, etiopici e eritrei che agiscono insieme».

Perfino Getachew Reda, presidente dell’amministrazione provvisoria del Tigray, ha espresso con chiarezza la sua preoccupazione riferendosi a questi traffici: «Nel Tigray vengono commessi crimini che contraddicono la nostra storia e le nostre tradizioni. Purtroppo la nostra stessa compagine di governo è coinvolta in questo business del traffico di esseri umani».

Denunce che da tempo erano state fatte anche dai leader di Salsay Weyane Tigray, un altro partito di opposizione, che avevano dichiarato: «Il nostro partito è profondamente preoccupato per l’esodo di massa di giovani tigrini in fuga dalle devastanti conseguenze della guerra. Abbiamo costantemente esortato tutte le parti interessate, in particolare il governo etiopico, le autorità del Tigray e la comunità internazionale ad adottare misure immediate e sostenibili per frenare questa crisi disastrosa».  

Secondo il leader di Baitona, Kibrom Berhe, tuttavia, solo la metà dei giovani che cadono nella rete dei trafficanti sono tigrini, l’altra metà è formata da giovani eritrei. Un numero crescente di loro, infatti, inclusi membri della Forza di Difesa Eritrea, varcano quotidianamente il confine con il Tigray. 

The Reporter scrive quanto raccontato da un giovane migrante eritreo: «Una volta nel Tigray, veniamo ritenuti tigrini e risiediamo a casa di qualcuno, nei campi delle ong o nei campi profughi. Poi ci vengono chiesti fino a 50mila birr (circa 800 euro), per facilitare il passaggio ad Addis Abeba».

«Una volta ad Addis Abeba ci sono altri “facilitatori” che mandano i richiedenti nel paese scelto. Ma ciò richiede la presenza di parenti all’estero che possano coprire i costi. Questi “facilitatori” ad Addis Abeba e all’estero chiedono enormi somme di denaro, anche milioni di birr».   

Secondo un rapporto dell’UNHCR, i rifugiati eritrei in Etiopia sono oltre 146mila, rappresentando quasi la metà dei 345mila sparsi in tutta l’Africa orientale.

Un operatore di una ong in Tigray che ha preferito l’anonimato ha dichiarato a The Reporter: «Gli eritrei sono ritenuti rifugiati. Pertanto non dipendono dal Tigray ma dal governo federale dell’Etiopia. Le amministrazioni regionali, infatti, non hanno il mandato di occuparsi dei rifugiati provenienti da un altro paese. Il governo federale, tuttavia, non è presente nel Tigray, perciò molti giovani rischiano di cadere nella rete dei trafficanti».

Hagos Abreha, un investigatore della Commissione anticorruzione del Tigray, intervistato da The Reporter ha dichiarato: «Conduciamo indagini su questi traffici e inoltriamo i risultati all’Ufficio di Giustizia e Sicurezza del Tigray per ulteriori elaborazioni legali. Non conduciamo, tuttavia, indagini complete sulla rete che gestisce i traffici. In ogni caso non esiste al momento alcun mandato chiaro per affrontare il problema, a motivo della divisone interna presente nell’Amministrazione provvisoria del Tigray (TIA) e nel TPLF».

Un funzionario della TIA, che pure ha parlato in condizioni di anonimato, ha confermato a The Reporter che molti nell’amministrazione regionale hanno paura di fornire informazioni sul traffico di esseri umani nel Tigray.

«Ci sono alti funzionari – ha detto l’intervistato – coinvolti nel business della tratta di esseri umani. Tuttavia, a causa della divisione di potere tra TPLF e TIA, le fazioni utilizzano le informazioni come arma per zittirsi a vicenda».

«Ad esempio – ha sostenuto il funzionario -, Getachew Reda di recente ha parlato del traffico di esseri umani nel Tigray, ma non ha rivelato tutto. Ha menzionato il caso per usarlo come elemento contro la fazione avversaria guidata da Gebremichael Debretsion, presidente del TPLF».

«In effetti – ha concluso l’intervistato – il TIA ha discusso in quale modo possa essere smantellata la rete della tratta di esseri umani. Ma poiché rischierebbe di colpire seriamente qualche alto funzionario, tutto è rimasto lettera morta».  

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